La Roma scende in campo con l'obiettivo, che ormai si porta dietro dal 2008, di conquistare la Coppa Italia per la decima volta. In panchina lo stesso allenatore, Luciano Spalletti, di quel maggio di quasi nove anni fa, come scrive Mimmo Ferretti su Il Messaggero. Un segnale? Beh, a giudicare dal risultato finale...
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Sotto il segno di Radja, l’uomo che vale doppio
Il belga si gode il ruolo che, ormai dalla passata stagione, gli ha cucito addosso Spalletti con una geniale intuizione
Partita in avvio carica di errori da entrambe le parti, quindi opportunità per le due squadre, così come i pali. Roma fin troppo disinvolta in difesa, specie centralmente, prima della prodezza firmata da Nainggolan, con tanto di maglia (la propria, ovviamente) sventolata in panchina da Totti per festeggiare il vantaggio giallorosso.
La Bandiera con una bandiera. Bella immagine, no? Dopo la rete da tre punti ad Udine, per il Ninja un altro gol pesante assai. Quello che ha spianato la strada verso i quarti. E ancora una volta realizzato con un gesto tecnico da applausi a scena aperta, perché non era facile colpire al volo il pallone sfruttando, in una frazione di attimo, la difettosa respinta del maldestro avversario.
Il belga è unico nel suo genere. Fortissimo in fase di interdizione, straordinario quando si tratta di far male all'avversario specie dalla media-lunga distanza. Si gode il ruolo che, ormai dalla passata stagione, gli ha cucito addosso Spalletti con una geniale intuizione: non solo attaccante e, al tempo stesso, non solo centrocampista. L'uomo giusto al posto tatticamente più delicato, visto il modulo di gioco scelto recentemente da Lucio. Come testimoniato dalla sua seconda rete, addirittura di testa, da centravanti puro.
E intanto Dzeko ha ricominciato a segnare...
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