Il grido d'aiuto, lo aveva lanciato per primo Mourinho. Si, proprio lo Special One, uno che nell'immaginario popolare non ha bisogno di nessuno se non del suo ego per andare avanti, scrive Stefao Carina su Il Messaggero. Eppure, un anno fa, proprio di questi tempi José uscì (nuovamente) allo scoperto. All'epoca, senza parlare. Optò per il silenzio ma fece lo stesso rumore. Dopo Roma-Milan, il portoghese dribblò tre conferenze stampa post gara. Basta combattere contro i mulini a vento. Meglio il silenzio. Fu come al solito una strategia mediatica: fece più rumore di mille invettive e aprì il campo ad altrettante interpretazioni. Che nelle conferenze seguenti, portarono a far circolare il nome di Totti. Mou era/è scaltro. Voleva solleticare la pancia del tifo per avere finalmente uno che lo affiancasse nelle intemerate contro il mondo arbitrale ed esprimesse la linea politica del club nelle situazioni delicate. Budapest è una ferita che non riuscirà mai a rimarginare. Voleva quindi per lui e la Roma una figura di riferimento anche per la piazza. Un Totti, per intenderci, ma per José - e Francesco questo lo sa - non doveva essere per forza l'ex Capitano in persona.
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Il Messaggero
Sempre gelo tra club e Totti. Nemmeno Mou ha fatto breccia
Lo Special One lo aveva invocato, la Società non prese posizione e anche stavolta ha scelto di restare in silenzio
Mou qualche idea alternativa ce l'aveva (Boniek, Boban). Non aveva però fatto i conti con i Friedkin. Impermeabili ai messaggi, votati più alla diplomazia che allo scontro, la proprietà statunitense, almeno a livello dirigenziale, ha dimostrato in questo triennio di volersi circondare di persone poco inclini ad alzare la voce.
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