rassegna stampa

Roma spaccata non spacciata

Le accuse di Pjanic sono state apprezzate da allenatore e dirigenza. E condivise da qualche calciatore. A molti, però, non sono piaciute

Redazione

Il gol di Paloschi vale doppio per la Roma. Perché, oltre a impedire lo scatto della Lazio in classifica (ora a +1), riaccende la speranza dentro il gruppo giallorosso, depresso e disunito dopo il ko di Milano. Il risultato dell’Olimpico è dunque diventato il primo step nella corsa al secondo posto che resta aperta per tre, con il Napoli quarto vicinissimo (-2). Ma il pari del Chievo non basta a cancellare le gaffe degli ultimi cinque mesi: il percorso inquietante della squadra di Garcia (27 punti conquistati su 57 a disposizione) è da analizzare nei minimi particolari. Per il presente, in modo da finire almeno decentemente la stagione (e non al terzo posto), e per il futuro, puntando a eliminare i difetti (sono più dei pregi). Il piazzamento finale non deve condizionare le strategie per la prossima stagione. Nella rosa gran parte degli interpreti non sono da club di vertice, alcuni irriconoscibili pure per chi li ha allenati in quest’annata e per chi li ha scelti. Il francese, rivolgendosi ieri per pochi minuti ai calciatori, ha fissato il nuovo obiettivo. L’en plein nelle 6 gare che restano: «Possiamo vincerle tutte».

DIVISIONI E MALUMORI -  «Il nostro atteggiamento, anche nel lavoro durante la settimana, deve cambiare». Pjanic, dopo la sconfitta contro l’Inter, è stato a lungo davanti alle telecamere. Il suo j’accuse è stato scoperto dai compagni solo a tarda sera, prima di salire sul charter e tornare nella capitale. Il gruppo ne ha preso atto leggendo le parole di Miralem sui vari siti Internet. Sono state apprezzate da allenatore e dirigenza. E condivise da qualche calciatore. A molti, però, non sono piaciute. I giocatori giallorossi non sopportano quando si generalizza sui comportamenti in allenamento e in partita. La regola, dentro lo spogliatoio, è chiara: certi concetti è sempre meglio esporli prima agli interessati, evitando di metterli in piazza. Pjanic a Milano come De Sanctis a Mosca. Il portiere, colpevole per il pari del Cska, scaricò la responsabilità del gol su altri. Rivista l’azione della discordia e percepito il risentimento del gruppo, il giorno dopo si è scusato e auto-accusato. Tra le due esternazioni, altri casi, abbastanza indicativi. Come la lite plateale tra Manolas e De Sanctis. O quelle frasi di Nainggolan diffuse via etere: il centrocampista evidenziò la precaria condizione atletica di diversi compagni e anche lo scarso rendimento di qualche attaccante, riferendosi in particolare a Gervinho e Iturbe. Giudizi condivisi tra l’altro all’esterno e rimasti comunque sotto traccia. Ma che hanno infastidito soprattutto Garcia che, in qualche gara importante, escluse a sorpresa Nainggolan. Più volte, comunque, è stata notata la differente valutazione, da parte dell’allenatore oltre che dalla dirigenza, sulle regole non rispettate da alcuni titolari. In questo senso i giovani si sono sentiti spesso emarginati e penalizzati, mentre ai big sono stati perdonati su ritardi e assenze. Per primo Gervinho, pupillo del francese. Pjanic non ha detto niente di strano. Ha sposato la linea del tecnico che, da tempo, si è lamentato, ovviamente in privato, di come la squadra interpreta il lavoro quotidiano. In allenamento mancano spesso la voglia e la concentrazione. Troppi non vedono l’ora di chiudere la stagione e, se sarà possibile, di cambiare aria. Offesi con la tifoseria che da Roma-Sampdoria ha deciso di tifare «solo la maglia». O con l’allenatore, come Ljajic, lasciato fuori a San Siro.

DIRIGENTI PREOCCUPATI -  Monta, dunque, il nervosismo a Trigoria. La situazione è monitorata dalla proprietà Ma più che i pallottiani (e controllori) Zanzi e Zecca, a essere inquieti sono i dirigenti nostrani Baldissoni e Sabatini, vedendo Garcia più morbido di un anno fa. Se il dg, avendo parlato prima della gara, è stato meno diretto, nella notte di Milano il ds è uscito allo scoperto. «A questo punto andrebbe bene pure il terzo posto, perché senza Champions, l’annata diventerebbe fallimentare». Sabatini, però, ha rinviato ogni discorso, pure sul proprio destino, a fine stagione. E, per rendere meno angosciante la situazione attuale, ha salvato i singoli. Non ha puntato l’indice su difensori e attaccanti, sul portiere, sui giovani o sui senatori. Consegnerà le pagelle a giugno. Di sicuro i bocciati, anche per la condotta (cioè il comportamento), saranno più dei promossi. Baldissoni ha annunciato solo «ritocchi». Che, però, non saranno mai sufficienti per rendere competitiva, in Italia e in Europa, la Roma che verrà. Sul mercato andranno cercati 5, 6 o 7 titolari. Di sostanza, qualità e personalità.