Di pari in peggio. La Roma ormai è irriconoscibile. Anche agli occhi di Garcia che l’ha sempre difesa e che a quanto pare l’ha scaricata. L’1 a 1 contro l’Atalanta quart’ultima è la sintesi della prestazione più brutta della stagione. Perchè, dentro l’Olimpico semivuoto per la squalifica della Sud, il gruppo giallorosso ha mostrato tutti i suoi limiti. L’organico sicuramente è stato sopravvalutato, ma non basta questo a spiegare il nuovo flop. Perché se gli unici, oltre a Totti, a ricevere qualche applauso sono stati Florenzi e Nainggolan, due che ci mettono cuore e corsa, vuol dire che gli altri proprio non si sono presentati. Fermi in campo. Come fossero i busti del Pincio. E ad aspettare che il campionato finisca. Perché loro non ce la fanno più. Tutti con la lingua di fuori, fiacchi e imballati. La condizione atletica è insufficiente da novembre. Ma, ora che gli impegni infrasettimanali non ci sono più, nessuno è intervenuto per renderla almeno accettabile. Resta, invece, indecente. Se questo è un atleta: se lo chiedono anche gli avversari durante ogni partita e analizzando il comportamento di titolari e riserve. Ma se il fisico non è bestiale, anche psicologicamente gli interpreti sono sempre più fragili. Se qualche fischio, sull’1 a 0, è arrivato già al 15° del primo tempo per la banalità della manovra, chi ha personalità non si può certo spaventare solo perché il pubblico, sempre meno presente e più distante, fa sapere di non gradire lo spettacolo. Che tra l’altro è davvero modesto. In casa persi 17 punti, con 7 pareggi e 1 sconfitta, in 16 gare. Il crollo, soprattutto nei tre mesi e mezzo del 2015, è nato qui.
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La Roma non c’è e rimane terza
La squadra giallorossa nelle ultime 9 partite, ha realizzato solo 6 gol. Adesso ha il 9° attacco del campionato
RIFONDAZIONE OBBLIGATA - Bisogna per forza ripartire da zero, dopo il 31 maggio. La Roma non è squadra. Non ha giocatori completi e preparati. Capaci di fare la differenza. Con i fatti e non con le chiacchiere, quelle sentite dopo il successo contro il Napoli. Il 13° pari di questo torneo, il secondo consecutivo, rovina il weekend perfetto. Almeno così doveva diventare dopo il ko della Lazio, sabato sera contro la Juve a Torino. Niente contro-sorpasso, ma solo aggancio. E terzo posto: biancocelesti in vantaggio per la differenza reti (+ 28 per Pioli, + 19 per Garcia). E con il Napoli quarto che si avvivicna (-5). Non è bastato nemmeno il vantaggio lampo, con il gol più veloce della stagione, rigore di Totti dopo 2 minuti e spicci. Le vele giallorosse non hanno sfruttato il vento. E i giocatori si sono limitati, come i comuni mortali, al solito struscio: domenica è sempre domenica. L’ex laziale Reja ne ha approfittato, nonostante abbia pensato più allo scontro diretto di domenica con l’Empoli (in panchina i diffidati Zappacosta e, per 65 minuti, Moralez). Ha ringraziato Astori per aver intralciato, sbadato e goffo, la corsa dell’ex giallorosso Emanuelson in area. E anche Denis per la trasformazione. Il match è come se fosse finito lì, a metà primo tempo. Il 4-4-1-1 dell’Atalanta basta per i giallorossi statici e slegati che vanno in tilt quando gli ospiti accennano qualche passo di possesso palla. Il 4-2-3-1 di Garcia è improvvisato con Paredes accanto a Nainggolan e diventato, dopo l’intervallo, 4-3-3, con l’arretramento di Florenzi (nel finale poi terzino). Dietro la linea dei 4 è bloccata pure nei terzini Torosidis e Holebas. Davanti il capitano e niente più. Pure se Ljajic conquista il rigore e se Florenzi ci prova sempre e comunque. Quando nella ripresa entra Keita per Paredes, il ritmo non cambia. L’andamento resta lento.
MAL DI GOL - La Roma, nelle ultime 9 partite, ha realizzato solo 6 gol. Adesso ha il 9° attacco del campionato. Il mercato non è stato sbagliato solo in inverno, ma anche in estate. I difensori li stiamo vedendo (e giudicando), mentre Spolli, arrivato a gennaio, ancora deve debuttare. Iturbe, il mistero oneroso dell’éra americana, ha segnato solo 1 gol e ha la media peggiore tra le punte della serie A. Lo hanno bocciato, dopo 57 minuti, Garcia e la gente. Ibarbo lo ha sostituito, ma è ancora a digiuno. Come Doumbia. Che è entrato nel finale, toccando due palloni (uno a centrocampo e uno in fuorigioco) e sistemandosi accanto a Totti, nel 4-2-4 che non ha cambiato la storia del match. Questo è il centravanti che passa Trigoria.
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