rassegna stampa

Rivoluzione da tre punti

(Il Messaggero – U.Trani) Nella mattinata dedicata alle vecchie glorie che nessuno potrà mai dimenticare, Zeman stravolge il programma e, presentando la Roma più giovane mai vista fin qui e accantonando i tre big Burdisso, De Rossi e...

Redazione

(Il Messaggero - U.Trani) Nella mattinata dedicata alle vecchie glorie che nessuno potrà mai dimenticare, Zeman stravolge il programma e, presentando la Roma più giovane mai vista fin qui e accantonando i tre big Burdisso, De Rossi e Osvaldo, conquista il primo successo interno della stagione e interrompe il digiuno casalingo che, pur non appartenendogli in toto, durava da 180 giorni. Il 2 a 0 all’Atalanta incide per la classifica che adesso si fa più interessante: quinto posto che vale per ora l’Europa League, obiettivo minimo dell’annata.

Gli applausi in meno di due ore si espandono da Falcao a Lamela, davanti a James Pallotta che, per la seconda volta all’Olimpico e per la prima da presidente, si gusta raggiante il suo secondo successo dal vivo, l’altro a gennaio contro il Chievo e con lo stesso punteggio, da quando è proprietario e quindi, conoscendo le regole sacre della scaramanzia, sa che deve aumentare le frequentazioni nella capitale e allo stadio per allungare la breve striscia positiva.

Prima che lo stadio si riempisse per metà, davanti a meno di diecimila spettatori, la passarella dei dieci campioni del passato. Manca Cafu, ma gli altri, con Pallotta e il dg Baldini, fanno il giro del campo. Franco Tancredi, Francesco Rocca che per tutti resta Kawasaki, Giacomino Losi core de’ Roma, le figlie del professore Fuffo Bernardini e del fornaretto Amadeo Amadei, Marisa moglie di Agostino gol, Pluto Aldair, Marazico Conti, er bomber Pruzzo e, elegantissimo con la sciarpa bicolore al collo, il Divino in tutto il suo splendore. Falcao e Rocca fanno l’en plein sotto la Sud, ma la vetrina dell’Olimpico se la prende Zdenek Zeman quando lo stadio volta pagina e il pubblico si ricorda di Torino e della figuraccia di fine settembre che è vicinissima. In curva chiedono rispetto, l’allenatore di Praga, inflessibile con tre senatori, raccoglie l’invito dei tifosi giallorossi che pretendono sudore. Dalla formazione titolare escono Burdisso, De Rossi e Osvaldo. Se il primo paga il rigetto della difesa alta, quindi esce per una questione puramente tattica, gli altri due si accomodano in panchina per scarso impegno nell’ultima settimana. L’accusa del boemo ai due azzurri è diretta e pubblica. Il vicecapitano e l’italoargentino, pizzicati dalle telecamere che si scambiano confidenze durante il match, prendono malissimo l’esclusione, inaspettata pure per loro. Basta vederli in faccia per capire che cosa pensano.

Zeman è duro in particolare con De Rossi, ribadendo concetti già ufficializzati sabato a Trigoria nella conferenza stampa della vigilia e anzi rincarando la dose. Perché se Burdisso viene elogiato per la professionalità e l’applicazione e Osvaldo per la qualità che lo fanno, per il boemo, secondo solo a Totti, a De Rossi è consegnato l’elenco dei difetti mostrati ultimamente, tanto che, al momento di sostituire prima Bradley e a seguire Florenzi, non chiamerà in campo lui ma Perrotta e Marquinho. Il centrocampista paga sicuramente le dichiarazioni nel post partita di Torino in contrasto con l’allenatore che vede la Roma competitiva per il titolo, mentre il centravanti, probabilmente, la lite esagerata (e inutilmente smentita via Twitter: era stata ripresa anche dalle tv) con Lamela nel primo tempo della gara con la Juve.

I tre schiaffi di Zeman, all’inizio, colpiscono la squadra e si sommano ai quattro di Torino. Nei primi diciassette minuti la Roma balla più che allo Juventus stadium. Ma è subito decisivo Stekelenburg: chiude su Denis arrivato da solo davanti a lui e blocca sulla linea il colpo di testa di Peluso. La traversa lo salva sul destro ravvicinato di Moralez e la leggera deviazione di Marquinhos su girata improvvisa di Denis. Se il portiere olandese si riabilita e tiene in partita i compagni, la classe di Totti fa nuovamente la differenza. Il capitano può contare sulla caparbietà e sulla corsa di Florenzi, ma ancora di più sulla qualità e sulla fisicità di Lamela. La svolta è tutta nel cucchiaino di Totti per l’argentino che, presentatosi da solo in area, chiude il punto con il sinistro al trentesimo: 1 a 0 e gara più semplice. I tre schiaffi, quattro se si conta anche la rinuncia a Taddei per il rientro di Piris, ora sembrano carezze alla Roma più giovane di questo inizio di torneo: età media 24,54. Evapora la paura. Marquinhos, il diciottenne alla prima da titolare, si intende bene con il connazionale Castan e ha la velocità che serve, Bradley, senza inventarsi niente di che, si toglie la soddisfazione della prima rete giallorossa che è pure quella della sicurezza al sedicesimo della ripresa, e Destro, da centravanti, cresce come personalità e continuità. L’attaccante è più vivace del solito: colpisce la traversa per il possibile 2 a 0 prima dell’intervallo e tira di potenza verso Consigli costringendolo alla respinta difettosa per il raddoppio di Bradley. L’arbitro Banti si perde il rigore su Lamela nel primo tempo, quando Moralez gli frana addosso, e il gol regolare di Denis per fuorigioco che non c’è (colpa dell’assistente Vuoto) sul 2 a 0. La Roma tira le somme dopo la rivoluzione di ieri: stona solo Tachtsidis, lento e impreciso. Zeman glielo fa notare a partita in corso e aspettando De Rossi.