Meglio tardi che mai. Da quando è cominciata l'era Friedkin mai un allenatore ha potuto contare su un dirigente che potesse schermarlo nei momenti di difficoltà. Lo avrebbe voluto Mourinho dopo la maledetta finale di Europa League; sarebbe stato utile a De Rossi per fargli vivere in serenità la sua prima grande esperienza da tecnico; magari anche Juric ne avrebbe beneficiato. A distanza di quasi cinque anni - come scrive Gianluca Lengua su Il Messaggero - e con alle spalle tanti errori di gestione, finalmente è arrivato Ranieri che, dopo aver guidato la Roma in panchina per sette mesi, veste i panni del dirigente. Ha deciso lui di ingaggiare Gasperini, ha convinto Svilar a restare ed ha avuto un ruolo anche nella risoluzione del contratto di Ghisolfi. La mossa di dargli carta bianca è una delle migliori fatte dalla proprietà Usa. Ha centellinato le parole, ma quelle pronunciate hanno comunque lasciato il segno. Come la risposta sul suo rifiuto ad allenare la Nazionale: "Si è detto tanto, tenetevi quello. Da parte mia non dico nulla. Rispetto l'Italia, ma sono della Roma". Prova a dare nuovi stimoli all'ambiente rivalutando la qualificazione in Europa League: "Non faccio come la volpe che arriva all'uva e dice che è acerba, ma dentro di me ho pensato che se fossimo andati in Champions avremmo incontrato 6 squadre inglesi, 5 spagnole, 4 tedesche e forse non siamo ancora pronti".
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Il Messaggero
Ranieri debutta da dirigente: “Rispetto la Nazionale ma io sono della Roma”
Gian Piero era antipatico anche a me, ma gli starò vicino come un amico. Serviva uno di grande personalità come lui
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