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rassegna stampa

Pallotta manda Lucio a processo

James contro Spalletti: «Roma stanca, la benzina è finita per le scelte sbagliate». Poi il presidente cita Trump e rettifica. Il tecnico: «Non mi fermo alle mediocrità»

Redazione

C'è un Palermo-Roma, gara con obbligo di vittoria per i giallorossi (per tutta una serie di ovvi motivi), ma in città si parla soprattutto del disfattismo di Jim Pallotta. Quel disfattismo ambientale che, alla vigilia della sfida di Lione, Spalletti aveva vigorosamente respinto, come scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero.

Parole toste quelle rilasciate dal presidente ad una radio statunitense. Si definisce frustrato, tanto per cominciare. «Con il Lione è finita la benzina e i giocatori sono stanchi perché in estate sono state fatte scelte sbagliate». E ancora: «Sono frustrato perché in Francia abbiamo giocato bene e poi è finita la benzina. Credo che alcuni giocatori siano stanchi per i troppi minuti giocati, e questo è dovuto sia agli infortuni, sia ai nostri errori nel mercato estivo perché non abbiamo fatto scelte giuste su chi tenere e chi no e sui calciatori giovani che abbiamo dato in prestito e ci avrebbero fatto comodo per dare riposo ai titolari. Le altre squadre stanno godendo dei loro benefici, ma questa cosa cambierà in futuro». Dopo essersela presa, senza nominarlo, con Sabatini, la frecciatina la invia a Spalletti.«A 5 minuti dalla fine giovedì, Strootman non tornava e non per attitudine, lui è un guerriero. Molti hanno giocato tanto, Fazio nelle ultime tre partite ha avuto un momento difficile. Negli ultimi due anni non ha giocato molto, penso sia stanco. Nel caso del Napoli prima della partita non avevo buone sensazioni per la formazione. Abbiamo inserito Salah a trentacinque dalla fine, con lui abbiamo creato tante occasioni e preso due pali. Ha aperto la partita, magari poteva essere messo prima o dall'inizio. Penso che lo abbia ammesso anche Luciano (Spalletti, ndr) dopo la partita. Col Napoli potevamo fare meglio».

Ma come succede spesso, le parole vengono riviste e corrette, attraverso il canale ufficiale, Roma radio. La toppa, talmente era grosso il buco, viene addirittura messa intorno alle 7 di mattina (ora statunitense), quando Jim da Boston parla in conference call con i suoi dirigenti - non escluso che la rettifica sia stata chiesta anche da Lucio - per concordare un piano di rientro dialettico nell'intervento, di lì a poco, su Roma radio.

Il Pallotta bis parla di fandonie. Quali? Le dichiarazioni erano sue. «Sono rimasto sorpreso di come a Roma si estrapolino le mie parole, come succede con Trump che negli Stati Uniti. Sono stanco di tutte queste fandonie. Non mi permetterei di criticare Spalletti apertamente (lo ha fatto, ndr), è sciocco pensarlo, in caso lo farei in privato. Abbiamo giocato tante partite e questo ha comportato un grosso dispendio di energie fisiche e mentali, in questo senso i giocatori erano in difficoltà (cosa ci sarà di male a dirlo e pensarlo? ndr). E' fisiologico. La squadra reagirà». Se - come dice - non ha attaccato Spalletti, è evidente che non lo abbia fatto nemmeno con Sabatini. «Non volevo criticarlo, Walter ha fatto cose straordinarie e comunque se errori ci sono stati non ha sbagliato da solo. I meriti sono superiori ai demeriti: stiamo cercando di creare un grande settore giovanile. Abbiamo talenti in giro, a me non piace molto mandarli in prestito, è frustrante vederli fare la differenza».

Spalletti non sembra reagire benissimo, la sensazione è che le parole di Pallotta, al di là della versione II, non siano state graditissime. «Io vado avanti per la mia strada, sono il responsabile. Pallotta ha voluto solo incoraggiare i calciatori, magari mettendo un po' in discussione l'allenatore. Non voglio fermarmi sulle mediocrità, mi piace guardare il concreto, l'obiettivo. E adesso bisogna tirar fuori la ruota da fango e io sono il primo a provarci perché ho il volante in mano. A volte nello spogliatoio proviamo a dirci delle verità ma la cosa importante è come ti guardano i calciatori e loro mi guardano nel modo giusto. Quello che diventa fondamentale è avere sotto al cofano i cavalli giusti per uscirne. Siamo in un momento difficile, ma ne usciremo».

E sui mancati rinforzi dice: «Parlare di quello che potevamo fare nel mercato di gennaio significa buttare via il fiato e ora non serve. Pallotta mi ha fatto dire qualcosa da Baldissoni sulle sue parole, io non ho ombre (parola che usa spesso perché sostiene che tanti la usino nei suoi confronti, ndr) e sembra che qui si è in tanti ad averne, e ridico la stessa cosa, cioè se vinco resto, se non vinco vado via. Conta il momento, anche per i calciatori: chi vuole bene alla Roma non pensa ai contratti, si pensa alla partita di Palermo. Se ho firmato per la Juve? Io sono qui, non ho firmato pre contratti con nessuno». E sui giovani, chiamati in causa da Pallotta, Spalletti ha chiarito. «Se si vuole percorrere quella strada bisogna smettere di pensare alla vittoria. Noi vogliamo vincere e sono fiducioso nei calciatori. Non cambio idea su ciò che ho detto a dicembre su di loro. Continuo a pensarla così».