rassegna stampa

Pallotta contro gli Ultrà

Ieri al Bernardini si è avvertito un mix di disappunto e stupore nel leggere alcune critiche sulla nota del presidente, visto che il comunicato è considerato dal club un messaggio completo

Redazione

Aspettando oggi la decisione del giudice sportivo Tosel (la Roma rischia seriamente la chiusura della Curva Sud per un turno) non tendono a placarsi le polemiche a seguito dell’esposizione di alcuni striscioni (tra gli altri: «Che cosa triste...Lucri sul funerale con libri e interviste») contro la signora Leardi in occasione di Roma-Napoli. Mentre la Questura di Roma lavora per identificare i responsabili e da più parti s’invoca l’adozione dei daspo di gruppo (cosa non possibile come spiega Intini, responsabile dell’Osservatorio: «Lo meriterebbe ma la normativa prevede che il provvedimento sia caratterizzato da condotte che creano problemi per la sicurezza pubblica»), la madre di Ciro Esposito è intervenuta al Processo del Lunedì su Rai Sport: «Ho provato un grande dolore perché la parola lucro è una parola forte che non appartiene a noi persone umili e oneste. Quelle scritte mi hanno fatto male, non vogliono che andiamo avanti ma noi lo faremo. Credo che chi ha esposto quelle scritte sia la stessa frangia che appartiene a De Santis, in mezzo a quegli striscioni ce n’era anche uno che lo sosteneva. Quegli insulti li avevo già ricevuti su una pagina Facebook, sono le stesse persone che hanno organizzato l’agguato vile il 3 maggio». Considerazioni che seguono di un giorno l’intervento di Pallotta che, riferendosi all’accaduto, aveva parlato di «una sconfitta dell'intera società civile», citando altri episodi (De Falchi, Paparelli, Sandri, Spagnolo e Raciti) dove hanno perso la vita persone in concomitanza di una partita di calcio, aggiungendo che «l’enorme dolore merita massimo e incondizionato rispetto da parte di tutti oltre all'impegno di tifosi, società e forze dell'ordine, affinché non si rinnovi, neanche in forma verbale, sugli spalti di uno stadio». Parole considerate da parte dell’opinione pubblica formali e poco incisive. Diverso il parere sia del Viminale («Ha mandato un messaggio importante perché ribadisce un'etica del tifo») che della Roma.

LA POSIZIONE DI TRIGORIA - Ieri al Bernardini si è avvertito un mix di disappunto e stupore nel leggere alcune critiche sulla nota del presidente, visto che il comunicato è considerato dal club un messaggio completo, in cui c’è sia la condanna a quanto si è letto sugli spalti (tra l’altro in linea con quanto dichiarato dal dg Baldissoni due giorni prima la gara a radio Kiss Kiss) che un richiamo a tutte le componenti che agiscono occupandosi della sicurezza in una partita di calcio. La società giallorossa ritiene dunque la propria posizione inequivocabile. Anche perché quando c’è stato da schierarsi su alcuni atteggiamenti ritenuti sbagliati da parte dei tifosi (ad esempio Roma-Juventus della passata stagione) è sempre stato fatto. Tra l’altro – viene fatto notare a Trigoria - nessuno ha giustamente chiesto al Napoli di prendere le distanze dallo striscione della gara d’andata («Ogni parola è vana. Se occasione ci sarà non avremo pietà»), oppure lo ha chiesto al Milan nel 2009 quando ne venne esposto un altro contro De Falchi («Il nostro arresto è in flagranza, il vostro è cardiaco»). Tradotto: i club non devono essere ostaggio delle tifoserie.

RISCHIO SANZIONE - Sulla questione, dopo Tavecchio, presidente della Figc («La signora Leardi è stata gravemente offesa»), si è espresso anche Montella: «E' giusto prendere dei provvedimenti e non infliggere solo una multa». Più duro l’avvocato Pisani che rappresenta la famiglia Esposito e la fondazione ‘Ciro Vive’: «Pallotta? Messaggio formale. Chiediamo 5 punti di penalizzazione per la Roma e la squalifica dell’Olimpico». Cosa accadrà realmente? Da escludere la penalizzazione, si attende la decisione del giudice Tosel che domenica ha ricevuto una relazione sull'episodio dagli ispettori federali. Nonostante il caso venga considerato anomalo, la Roma rischia la chiusura del settore per un turno. Questo in virtù dell’articolo 12 del codice di giustizia sportiva che chiama in causa la responsabilità oggettiva dei club anche se a Trigoria già fanno notare come la Juventus lo scorso anno se la cavò con 25mila euro di multa per gli striscioni insultanti la memoria di Superga.