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Il Messaggero

Mourinho & Sarri, c’è qualcosa che non va

Getty Images

L'inizio di autunno ha portato le prime sconfitte. Logiche, in un percorso di crescita. A pochi giorni dal derby, preceduto da un giovedì di campionato assai rischioso, sono partiti i primi processini

Redazione

C'è qualcosa che non va, ma lo si sapeva dall'inizio, e ora l'unica cosa da fare è fidarsi dei comandanti, scrive Andrea Sorrentino su Il Messaggero. Sesta e settima lo scorso maggio, con prospettive nebulose, Lazio e Roma potevano andare a sbattere chissà dove. Invece due grandi tecnici, gli unici della A con vittorie internazionali, ci hanno fatto il favore, anzi la grazia, di venire a lavorare qui, per una sfida affascinante e pericolosa, perché non hanno le garanzie e i paracadute di altri club in cui hanno allenato: quindi la gratitudine a Sarri e Mourinho è doverosa. Si sono messi in discussione, ovviamente dopo essere stati ben retribuiti (la qualità costa), e sono scesi nell'arena. Ci avevano anche avvertito di avere due squadre da far crescere mollichella mollichella, con difetti da migliorare col tempo, con rose non soddisfacenti: ma loro stessi ne hanno accettato i rischi, evidentemente hanno valutato che su questo materiale si possa lavorare, altrimenti sarebbero dei pazzi e non lo sono affatto. Il mercato ha sanato alcune lacune, ne ha lasciate immutate altre, e si è affidato a Mou e Mau il compito di creare il resto.

L'inizio di autunno ha portato le prime sconfitte. Logiche, in un percorso di crescita. A pochi giorni dal derby, preceduto da un giovedì di campionato assai rischioso, sono partiti i primi processini. Roma e Lazio sono una coperta corta, e i tecnici devono ancora sistemarne la fase difensiva, l'origine dell'equilibrio generale. Ci sono problemi strutturali: a entrambe mancano almeno un regista e un paio di difensori, a Mou in particolare alternative sugli esterni bassi, a Sarri al centro.  Devono migliorare l'assetto generale pure in presenza di lacune strutturali, che incidono proprio nella carne viva dei loro impianti di gioco. Devono reinventarsi, spremere il sangue dalle rape e regalare molto di sé ai giocatori. Ce la possono fare, sono qui per questo, è il senso della loro sfida.