rassegna stampa

Monchi ora sa cosa fare e con chi (non) farlo

Intanto la Roma che, a quattro giornate dalla fine della stagione, non ha più uno straccio di certezza su niente, a cominciare dalla classifica

Redazione

Monchi si è potuto render conto di persona del (triste) stato in cui è ridotta, anzi è stata ridotta la Roma. E, dato che nel suo lavoro viene considerato tra i migliori in Europa, lo spagnolo avrà capito al volo cosa fare, con chi farlo e soprattutto con chi non farlo. Senza la minima distinzione tra panchina e campo, ovviamente. Perché è arrivato - improrogabile - il momento di non guardare più in faccia nessuno: chi vuole restare, chi vuole andare via e pure chi vuole (voleva...) restare solo in caso di vittoria. A forza di pensare - a tutti i livelli - ad esclusivi interessi personali, si è persa di vista la Roma. Abbandonata a se stessa e ai suoi zero titoli, come scrive Ferretti su Il Messaggero. Una Roma che, a quattro giornate dalla fine della stagione, non ha più uno straccio di certezza su niente, a cominciare dalla classifica.

Ecco perché Monchi, tutto sommato, ha davanti a sé un compito abbastanza facile per (ri)costruire la Roma. La scelta dei promossi e dei bocciati è talmente semplice che riuscirebbe ad azzeccarla pure uno non del mestiere. Figuriamoci il Re di Siviglia, l'uomo che - dicono - raramente sbaglia o ha sbagliato. E qui non si sta commentando soltanto il ko nel derby: le eliminazioni dalla Champions, dall'Europa League e dalla Coppa Italia stanno lì a testimoniare che la Roma ha steccato in continuazione, fallendo sistematicamente - tranne una o due eccezioni parziali - tutti gli appuntamenti decisivi. E, per questo, nessuno deve sentirsi innocente. Tutti sul carro dei colpevoli: chi ha costruito la squadra, chi l'allena e chi ne fa parte. Salvare qualcuno non avrebbe alcun senso compiuto. Resta solo da salvare il secondo posto, il miglior piazzamento dei perdenti.