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Il Messaggero

Manfrè: “Pellegrini leader già da piccolo. Ma che fatica spostarlo indietro…”

Getty Images

L'allenatore di Lorenzo nelle giovanili della Roma, racconta il cambio di ruolo a centrocampo e la nascita del giocatore che è oggi

Redazione

Stagione 2008-09. Quasi come tutti i bambini, Lorenzo Pellegrini ama giocare centravanti. Dà i primi calci ad un pallone nell'Italcalcio. Non trascorre nemmeno un anno e si fa viva la Roma con Bruno Conti. Dopo tre mesi di prova viene preso. Gioca ancora attaccante ma per poco. A cambiargli ruolo non è stato come molti credono Vincenzo Montella, ma Mirko Manfrè. "Lorenzo lo ho avuto con me due anni. Eredito la squadra con lui centravanti. Inizio anche io così. Poi mi rendo che ha delle qualità particolari e che può rendere meglio in una posizione più arretrata, dove può usufruire di più spazio" dice Manfrè intervistato da Stefano Carina su Il Messaggero.

E' stato semplice convincerlo? "Diciamo di sì (ride, ndr)... Inizio a parlarci. Persuadere un bambino a lasciare la maglia numero 9 non è mai semplice. Allora comincio a farlo giocare una partita de centravanti e una a centrocampo. Così facendo, si rende conto che in quella posizione tocca molti più palloni".

Si aspettava all'epoca che Pellegrini potesse diventare il calciatore attuale?"Era sicuramente uno di quei ragazzi che dovunque andassimo non passava inosservato. Magari potevano esserci dei compagni che rubavano di più l'occhio ma l'esperto di calcio si accorgeva di lui."

E' sempre stato così posato, anche da bambino?"Sì un ragazzino d'oro. Deve ringraziare il papà e la mamma che non gli hanno mai messo pressione. Sin da piccolo era un leader silenzioso".