rassegna stampa

Ljajic si veste da psicologo: «Meglio giocare in trasferta»

Il punticino muove la classifica ma in realtà immobilizza la Roma su se stessa. La squadra gioca male e il suo popolo fischia

Redazione

«E’ mancato qualcosa negli ultimi trenta metri», restringe il raggio del problema, Adem Ljajic. Forse manca qualcosa negli ultimi cinquanta, anche sessanta. Il punticino muove la classifica ma in realtà immobilizza la Roma su se stessa. La squadra gioca male e il suo popolo fischia.Meglio emigrare, come dice Garcia. «Ora sembra che giochiamo meglio fuori casa. Speriamo a Milano contro un avversario forte come l’Inter: magari ci concederà più spazio. Non sarà facile ma speriamo per un buon risultato. Lamia prestazione? Dovevo fare di più». Ma che succede alla Roma? «Non me lo so spiegare nemmeno io. Siamo andati in campo per ottenere il secondo posto ma non ci siamo riusciti. Ma siamo ancora in corsa, ci sono sette finali da giocare».Una frase che in genere porta bene.

LA RABBIA DI GARCIA Garcia infuriato, non lo nasconde nemmeno in pubblico. «E’ normale che il mister lo sia, lo siamo anche noi con noi stessi. Nello spogliatoio si vedono le facce arrabbiate. Dobbiamo fare di più in campo e dobbiamo far uscire più rabbia e voglia.Ma noi non molliamo fino alla fine, possiamo giocare anche male ma dobbiamo dare tutto in campo. E per me stavolta l’abbiamo fatto. L’eventuale terzo posto sarebbe un fallimento? Il nostro obiettivo è giocare l’anno prossimo in Champions League. Siamo secondi con la Lazio, ci sono sette finali da giocare e anche il derby contro di loro che può decidere tante cose. Ma noi non molliamo fino alla fine».