La priorità va il risultato. E la Roma, uscendo in fretta dal tunnel in cui si è incautamente infilata mercoledì all'Olimpico arrendendosi nello scontro diretto contro l'Atalanta, non tradisce e soprattutto non stecca, scrive Ugo Trani su "Il Messaggero". Così, senza alcun accenno di sofferenza (caldo a parte), centra l'obiettivo di giornata, la sesta del torneo: vittoria di misura e al tempo stesso di sostanza contro il Lecce (0-1) per riprendere la corsa verso la zona Champions.
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Lecce homo: Dzeko vale tre punti
Decide ancora un gol del centravanti, la Roma riparte dopo il ko in casa con l'Atalanta ed è quinta a -1 dal Napoli
La lente di ingrandimento, durante la partita, si ferma sulla panchina. La curiosità è alla traccia dell'allenatore che, nel turno settimanale, ha improvvisamente fatto inversione a u. Da coraggioso a timoroso contro l'Atalanta: niente punti, né gol. E', quindi, ripassato dal via. Senza però ancora decidere se il coro, per essere intonato, deve cantare in portoghese o in italiano. Ha preso la via di mezzo che, con il suo 4-2-3-1, sembra quella che porta all'equilibrio: la difesa non rischia niente o quasi, l'attacco crea quanto basta. Il minimo per ottenere il massimo. E' questa la Roma di Lecce che, oltre a non subire gol per la prima volta in 6 match campionato (l'unico clean sheet contro il Baseksehir in Europa League), sfrutta ancora il totem Dzeko.
La Roma si prende il match nella ripresa. Quando spinge sull'acceleratore. Meno possesso palla (fino all'intervallo quasi il 70 per cento) e più efficacia. Nella prima parte solo il tiretto di Kolarov e il colpo di testa, a porta vuota, di Smalling che indirizza a lato. Il turnover di Fonseca, come previsto, coinvolge quattro giocatori: entrano, dopo il ko di mercoledì contro l'Atalanta, Mancini al centro della difesa accanto a Smalling, Diawara in mediana da partner di Veretout, Kluivert e Mkhitaryan in attacco da esterni alti. Il Lecce si arrende alla qualità del rombo offensivo in cui Dzeko recita da protagonista. Segna, su pennellata di Mkhitaryan, il 92° gol in 186 partite con questa maglia, media da finalizzatore autentico, ed esulta nella diciassettesima città italiana. Lucioni di mano (come nel primo tempo, dopo la difettosa respinta di Gabriel su cross di Florenzi: in quel caso l'arbitro Abisso, però, fa il vago e non interviene) para il tiro per il bis del centravanti. Su invito di Zaniolo, entrato per Mkhitaryan e subito coinvolto. Kolarov, però, permette a Gabriel di azzerare la gaffe sulla rete di Dzeko: rigore parato. Errore che non incide sul mancato rifornimento di Zaniolo, splendido nella fuga per la vittoria, a Kluivert. Al pieno di benzina, come al solito, ha pensato il centravanti.
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