La Roma di Eusebio Di Francesco tutto ha dimostrato di essere in stagione tranne che una garanzia di continuità, di affidabilità, scrve Mimmo Ferretti su Il Messaggero. Al punto che, alla vigilia di qualsiasi partita, contro la prima o l'ultima della classe o d'Europa, tu non sai mai che Roma farà. Si temeva una carenza di concentrazione, un pensiero di troppo verso il Liverpool e, perché no? anche la gamba un po' affaticata per via dello stress psicofisico accumulato contro i blaugrana.
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Il post Barcellona si ferma due volte al palo
Roma meno bella rispetto alla gara di Champions e prestazione poco brillante sul piano del gioco
L'approccio visivo al derby è stato meno tecnico, meno tattico e molto più psicologico. Con l'intento di capire, di verificare che Roma avrebbe fatto dopo il fischio di partenza di Mazzoleni. Roma soft, in avvio. Un po' troppo compassata, spesso in ritardo sulla palla: merito della Lazio o demerito degli uomini di EDF? Forse un po' l'uno e un po' l'altro, come sempre capita in questi casi. Molto alta la linea della difesa, poca precisione nella fase di ripartenza. Poi, all'improvviso, uno spunto di Nainggolan, l'assist per Bruno Peres: destro angolato in diagonale del brasiliano e palo a Strakosha battuto. Più errore che sfortuna, ad essere sinceri.
Dalla Roma ci si aspettava una prestazione più di personalità, più di qualità. Un difetto che si è notato ancor di più nella seconda parte della gara, con i giallorossi troppo passivi di fronte al palleggio della Lazio. Poi, dopo il rosso di Radu, ecco un'altra Roma, in entrambe le fasi (troppi rischi, dietro). E, nella pressione finale con l'uomo in più, un altro legno, stavolta traversa, colpita da Dzeko a Strakosha battuto. E quando accadono queste cose, non si può non tirare in ballo anche un pizzico di sfortuna. Ma la fortuna, lo insegnano i vecchi maestri, te la devi andare a cercare. E la Roma post Barcellona, sotto questo aspetto, non è stata da applausi a scena aperta.
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