«Come si fa a dire di no all’Italia?». Già, come si fa? Una domanda che Claudio Ranieri, negli ultimi due giorni, si è ripetuto e ha reiterato almeno una decina di volte alle persone a lui vicine. Perché l’azzurro è il sogno materializzatosi all’improvviso, a 73 anni, quando non ci pensava più, quando ormai aveva deciso di fare altro. E allora che si fa? In primis si cerca l’appoggio delle persone più care, di quelle alle quali magari hai già fatto una promessa di girare il mondo. Una promessa già tradita a novembre, quando a chiamare fu la Roma. Così, ne parla subito domenica a cena. Qualche leggera perplessità iniziale viene spazzata via dall’entusiasmo con il quale Claudio illustra la proposta. Come riportato da Stefano Carina su 'Il Messaggero' Il «come si fa a dire di no all’Italia?» si trasforma a casa Ranieri in «come si fa a dirgli di no?». Bene, primo scoglio superato .Avanti con il secondo: come spiegare ai Friedkin, e soprattutto a Gasperini, che ho corteggiato e convinto a venire qui, che andrò ad allenare la Nazionale? Capiranno? Proviamo. Giro di telefonate. Sì, incredibilmente hanno capito. Allora è fatta. No, non lo è. Perché c’è la norma che vieta il doppio incarico. Aggirata, pure questa: la FIGC trova subito la scappatoia. Claudio sarà consigliere privato della proprietà Usa, dunque del gruppo Friedkin, e non più della Roma. Primo tentennamento: andranno riscritti i contratti. Ma dalla Federazione lo rassicurano: «Non ti preoccupare, eventualmente in futuro rimarrai come dirigente da noi, con altre mansioni».


IL MESSAGGERO
I dubbi, la promessa e Claudio disse no
Bene. E ora che si fa? Intanto meglio allertare i collaboratori più stretti: «Ragazzi, non andate in vacanza, perché si riparte». Ma c’è qualcosa che non torna. Sì, perché il tarlo della parola data si insinua. E si fa sempre più forte. Emergono altri dubbi: ma qual è la linea di demarcazione tra l’incarico di CT e consulente della Roma? Anzi, dei Friedkin? Da via Allegri percepiscono che qualcosa lo preoccupa e provano a tranquillizzarlo. Gli inviano delle linee guida che Claudio gira alla proprietà. E qui, per la seconda volta, avverte una strana sensazione. Sia lui che la FIGC (che aveva provveduto correttamente a rispondere al vademecum), sospettano che qualcosa non torni. Lo spettro che quei paletti – tenui per la verità, della serie: evitare di comparire in pubblico con la divisa sociale del club, presenziare eventi come dirigente – non siano stati accolti positivamente da Dan e Ryan aumenta. Del resto, gli scenari in una stagione possono essere molteplici. Cosa accadrebbe, ad esempio, se dovesse esserci bisogno d’intervenire per una criticità legata a Gasperini, alla squadra o per una semplice bega arbitrale? Ancora ore di riflessione, con quella certezza del «come si fa a rinunciare all’Italia» che inizia a vacillare. Poi, di pancia, la decisione. Nella notte tra lunedì e martedì, Ranieri contatta Gravina e gli comunica la scelta:«Grazie, siete stati dei signori, ma in questo momento mi sento di continuare con un solo incarico. È una volontà solo mia, i Friedkin mi hanno dato il loro supporto».
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