rassegna stampa

Garcia: “Roma, comando io”

Garcia, forte dell'appoggio della tifoseria, cerca di far quadrato pure con i suoi calciatori. Di concessioni ne ha elargite a tanti big che poi non lo hanno ripagato

Redazione

«Qui decido solo io». Garcia tira fuori tutto il suo orgoglio per riprendersi la Roma. Il suo nervosismo è però evidente e non fa altro che confermare indirettamente quanto si sussurra da mesi a Trigoria: non ha più il controllo della situazione. Nello spogliatoio e in partita. Se ne sono accorti i dirigenti, vedendolo tenero nella gestione del gruppo. Così il francese spara (a salve, per la verità) in aria, anche per avvertire la truppa. A seguirlo almeno nelle 6 gare che restano.

LEADER MINIMO - Solo due volte Rudi ha avuto la forza di riprendere in pubblico i suoi giocatori, dopo i pareggi con il Chievo al Bentegodi (8 marzo) e con l'Atalanta all'Olimpico (19 aprile), definendo la squadra «irriconoscibile e inquietante» (la prima volta) e «deconcentrata e senza voglia» (la seconda). In un paio di occasioni ha alzato la voce in privato, ma senza mai mettere in castigo nessuno. A parte le sculacciate a qualche giovane, da Jedvaj in su, risultano a tutt'oggi puniti Ljajic (per il mancato rientro in difesa con il Napoli l'anno scorso al San Paolo) e Nainggolan (per la bocciatura della condizione atletica di gran parte dei giallorossi, finita in una scomoda registrazione che ancora è d'attualità via etere). «Quando le cose non vanno, è facile dire che concedo troppo. Penso sempre positivo».

POSSESSIVO E PERMISSIVO - «Il gruppo è mio e lo gestisco io». Ma il nuovo/vecchio slogan di Garcia avrà senso solo se la Roma, stasera a Reggio Emilia, ritroverà il successo con il Sassuolo decimato dell'ex Di Francesco. La striscia negativa degli ultimi e angoscianti 5 mesi rischia di rovinare quella che doveva essere la stagione della consacrazione per lui e i suoi calciatori: solo 27 punti in 19 gare (5 successi, 12 pareggi, 2 sconfitte). Il momento è delicato e anche per questo Rudi cerca di portarsi i giocatori dalla sua parte. E non in ritiro: «Tutte le decisioni sono mie. Prima ne parlo anche con il mio staff. Alla fine scelgo io che cosa fare. Possiamo frustarli, farli dormire nudi: ma a che serve?». La rinascita del Napoli, dopo la clausura imposta da De Laurentiis, non gli fa cambiare idea: «Si prende un esempio che funziona, ma posso citarne dieci negativi. Al ritiro ho detto no: se vinciamo abbiamo fatto bene, se non vinciamo abbiamo fatto male. Funziona così, è la regola». Il tono è alto, quasi sgarbato. Senza essere interpellato, va dritto al bersaglio immobile di Doumbia, ripreso dalla tribuna di San Siro mentre segue la partita a bordocampo, senza muoversi per preparare l'ingresso in campo. «Questo pseudo-tifoso che ha filmato il riscaldamento, mi chiedo dove fosse nei quattordici in cui si è scaldato durante l'intervallo: questo è rovistare nella spazzatura. Gli ho detto di fermarsi, perché stava entrando Iturbe». Coccola il suo centravanti a digiuno. «Non vede l'ora di giocare. E di segnare».

UNITI PER FORZA - «Basta con le distrazioni: il bilancio lo faremo dopo l'ultima giornata, ora mi interessa la prossima partita». Si scalda ancora, e non è un caso, quando deve rispondere sul futuro di Totti. «Il capitano è sempre importante per noi, non fa niente che è uscito contro l'Inter. Ci aiuterà nella qualificazione per la Champions. Non serve parlare dei singoli, non voglio distrazioni». Garcia, forte dell'appoggio della tifoseria, cerca di far quadrato pure con i suoi calciatori. Di concessioni ne ha elargite a tanti big che poi non lo hanno ripagato. A cominciare da Gervinho, deludente a Milano, nella notte del rientro da titolare: «Non conta guardarsi indietro: anche se fosse andato benissimo, bisogna fare ancora di più in questo finale di stagione. Vale per tutti gli attaccanti: possono fare meglio, con gol e assist». Pjanjc, sabato sera, lo ha aiutato in campo (assist per Nainggolan) e fuori (denunciando l'atteggiamento sbagliato della squadra in allenamento). Rudi, per non continuare con i figli e figliastri, ne sottolinea il lungo letargo: «Miralem è stato chiaro: bisogna dare tutto ed essere più efficaci. Mi è piaciuto, vuol dire che è tornato: il suo infortunio, durato quattro mesi, mi auguro sia passato. Era carico. Spero che la squadra abbia capito. Deve usare la testa e il carattere. Siamo a un punto dal secondo posto che è da riconquistare. Lotteremo fino all'ultimo secondo della stagione. Con chi crede in questa squadra. Io sono il primo».