Forzaroma.info
I migliori video scelti dal nostro canale

rassegna stampa

Dzeko: “Potevo andare alla Juventus”

L'attaccante: «L’Italia mi ha migliorato. Con Garcia non riuscivamo ad allenarci tanto ed eravamo stanchi. Spalletti ha fatto capire a tutti che lui è il capo»

Redazione

Edin Dzeko è un giocatore di un'altra categoria, di un livello culturale superiore alla media. Un uomo di spessore. Non si atteggia a santone. Né fa il filosofo. È essenziale, sincero, sereno, solar come lo definiscono Alessandro Angeloni, Stefano Carina, Massimo Caputi e Ugo Trani che insieme lo hanno intervistato per Il Messaggero.

E' vero che Silvano Martina, procuratore di Buffon e grande amico di suo papà, le ha proposto di andare alla Juve?

«Silvano è una persona importante per me, mi confronto con lui su tante situazioni. E' vero, c'è stata la possibilità di andare in bianconero. Ma alla fine sono qui e sono felice di questa scelta».

Le piace Roma?

«È una città meravigliosa, specie per chi ha vissuto non in posti eccezionali come Manchester o Wolfsburg. Certo, muoversi in macchina diventa un problema: le strade sembrano quelle di Sarajevo dopo i bombardamenti. Si vede che è una città in difficoltà, in crisi. Bisogna investire sulle strade, non si possono abbandonare così».

Quanto è complicato, però, l'ambiente?

«In generale più di altri. In Inghilterra c'era meno pressione, se non giochi bene è normale che ti critichino. Ma le critiche fanno parte del gioco, le accetto. Roma è simile alla Bosnia: non ti criticano, ti insultano. Quindi sono abituato. Se lo fanno a casa mia... Fai bene tre volte, ma se alla quarta sbagli, ecco che ricominciano con gli insulti. E' come se si aspettasse l'occasione giusta per colpirti».

Ha pensato anche di andare via?

«Sì, succede quando non giochi. Poi ho deciso di restare e ne ero sempre più convinto, anche nell'ultima in casa contro il Chievo. Non ho giocato quel giorno, ma mi sono detto: da qui non mi muovo. Scelta mia, non mi ha chiesto nessuno di rimanere. Era una sfida da vincere. Sono anadato in vacanza, ho staccato la spina e sono ripartito».

Da Garcia a Spalletti: è davvero cambiato tutto per lei?

«Sono arrivato a Roma e con Garcia non era proprio come mi avevano preannunciato. Era anche colpa nostra, molti di noi erano stanchi, avevano problemi e anche Rudi non voleva fare molto in allenamento. Lui doveva essere un po' più duro, proprio come Spalletti. Bisognava evitare che qualcuno si rilassasse troppo.  Spalletti mi piace: lui è tosto e vuol sempre che, sia in partita che in allenamento, si dia il massimo».

Le piace anche quando le dice di essere molle?

«Sì, questo è normale. Vuole sempre di più da me e da tutta la squadra. Noi siamo giocatori e ragazzi, viviamo di emozioni. Quindi mi piacerebbe sentire ogni tanto da lui anche qualche complimento. Di aver fatto bene. Ma io non ho nulla contro Spalletti. Voglio fare sempre di più. Quello che mi dice è uno stimolo».