“Tutto il calcio minuto per minuto” è stata per decenni la trasmissione simbolo di una domenica che non c’è più. Con la Santa Messa e le immancabili ”pastarelle”, le partite al pomeriggio erano i cardini della giornata di festa. Col tempo ci siamo abituati ai posticipi e al turno di campionato spalmato nel week end. Abbiamo persino digerito l’anticipo dell’ora di pranzo alle 12.30, ma una domenica con una sola partita al pomeriggio non si era mai vista. È vero, le coppe europee e gli impegni della Nazionale hanno avuto il loro peso nel confezionare un turno simile, però c’è un limite a tutto. Il nostro campionato, già poco interessante, rischia così di perdere quel poco di fascino che gli resta. Deciso al vertice, quasi scontato in coda, con le milanesi fuori gara da tempo, l’interesse generale è ai minimi storici. Sicuri che spezzettando così tanto il calendario e smontando il rituale domenicale si abbia un reale vantaggio? A vedere il pomeriggio di Sky, Mediaset e Rai non si direbbe proprio.
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Domenica “bestiale” e un derby da impazzire
Quella della Roma è stata la vittoria del gruppo, della voglia di reagire al momento negativo. Garcia si è giocato carte a sorpresa buttando nella mischia Ucan, Doumbia e Pellegrini, ma il simbolo del successo porta la firma di De Rossi
Costrette a vario titolo a celebrare un rito svuotato, riempito dal niente, in attesa di quello che sarebbe accaduto in serata. Inaspettata, ma quanto mai propizia, la bagarre per il 2° e 3° posto è infatti l’unico vero motivo che rimane da qui alla fine del campionato. Roma e Lazio ne sono le autentiche protagoniste, con Sampdoria, Napoli e Fiorentina a rincorrere. Per giallorossi e biancocelesti sono stati 90 minuti di autentiche emozioni. Le due squadre vivono momenti completamente diversi, e le vittorie di ieri sera lo hanno confermato. Ancora insicura e fragile, la Roma di Cesena ha comunque dato segnali di ripresa. È stata la vittoria del gruppo, della voglia di reagire al momento negativo. Garcia si è giocato carte a sorpresa buttando nella mischia Ucan, Doumbia e Pellegrini, ma il simbolo del successo porta la firma di De Rossi, tra i calciatori più criticati, escluso dalla nazionale, finalmente protagonista. Spregiudicata, a tratti irresistibile, la Lazio è il manifesto del bel calcio e dell’esuberanza. Felipe Anderson è la stella ma è tutta la squadra a sprizzare energia e voglia di stupire, gioca a memoria e corre il doppio degli altri. Per 38’ minuti la squadra di Pioli ha perfino accarezzato il secondo posto, una posizione che sente alla portata e al quale ridà appuntamento già per il prossimo turno. Sarà un derby indimenticabile da qui alla fine.
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