rassegna stampa

Sul derby di Roma ancora sangue scontri e accoltellati fuori dallo stadio

Le prime avvisagli verso le 16 di fronte a Ponte Duca d’Aosta, i tifosi della Roma da una parte, le forze dell’ordine dall’altra, parte qualche bottiglia all’indirizzo dei blindati che rispondono con un getto di idrante sull'asfalto

Redazione

La Roma vince, ma Roma perde la faccia. Ancora una volta il derby è preceduto e poi chiuso da scontri, cariche, feriti, fermati.

E tutt’intorno una città blindata, traffico in tilt, tensioni.

Le prime verso le 16 di fronte a Ponte Duca d’Aosta, i tifosi della Roma da una parte, le forze dell’ordine dall’altra, parte qualche bottiglia all’indirizzo dei blindati che rispondono con un getto di idrante sull'asfalto. Cori e sfotto, riprendono, a supportare i tifosi della Lazio, un gruppo di tifosi del Feyenoord e una delegazione di ultrà del Wisla Cracovia: a Ponte Milvio ostentano saluti romani, srotolano il loro striscione rosso, blu e bianco con la scritta “Wisla Sharks” e bruciano sciarpe giallorosse. E’ qui che avviene l’aggressione a due, forse anche tre, tifosi romanisti.

L’AGGRESSIONE -  Il derby deve ancora iniziare, i giallorossi sono su lungotevere Thaon di Revel, poco prima del ponte e della fermata degli autobus di piazza Mancini, si trovano a discutere con un gruppo ben più nutrito di laziali. Feriti all’addome riescono a trascinarsi all’altezza di via Giulio Romano, a chiedere aiuto a una pattuglia della Municipale: «Aiuto, aiuto, siamo feriti, chiamate il 118 e la polizia». I due dicono alla municipale di andare a soccorrere anche un altro, che però non viene rintracciato. Sono trasportati al Gemelli in codice rosso, uno Daniele Sellitri se la cava con una sutura di dieci punti, l’altro Massimo Ceci è più grave, forse dovrà essere operato. Anche il sindaco di Roma Ignazio chiamerà il direttore sanitario del Policlinico Gemelli per chiedere informazioni sullo stato di salute dei due tifosi accoltellati fuori all’Olimpico. Intanto la polizia sequestra un casco da motociclista, una catena, un estintore, un coltello da cucina, due roncole, un cric e una valigia trolley con all'interno numerosi barattoli di alluminio in largo Maresciallo Diaz e via di Lariano, nascosti tra le siepi.

L’ATTACCO -  Ed è solo l’inizio. Perché al termine della partita, nonostante la netta separazione durante il deflusso tra le tifoserie, i laziali attaccano le forze dell’ordine. Ai lanci di sassi, bottiglie e bombe carta rispondono con i lacrimogeni e le cariche, alcuni tifosi cercano di assaltare fin sopra i blindati, che avanzano da ponte Duca d’Aosta verso ponte Milvio. Una guerriglia vera e propria con circa 200 laziali, che arretrano e avanzano su lungotevere Maresciallo Diaz prendendosela con le forze dell’ordine, e che si conclude con una decina tra fermati e identificati, un denunciato a piede libero. Altri scontri più piccoli anche a ponte Duca d’Aosta, dove anche i romanisti lanciano bottiglie e sassi verso le forze dell’ordine. Durante i tafferugli, nei pressi del bar “River” è stato bloccato e arrestato un cittadino olandese di 24 anni, tifoso della Roma, mentre lanciava oggetti contro le forze dell’ordine.

LE FORZE IN CAMPO -  Un enorme spiegamento di forze studiato nei dettagli dalla Questura evita danni peggiori (1.700 in tutto gli uomini in campo), i soliti idioti nel dopo partita, rovinano l’evento e mostrano il volto peggiore del tifo. E le forze dell’ordine evitano il contatto tra le due tifoserie, fanno muro, respingono gli assalti ma non si evitano le critiche della tifoseria più calma. «Siamo stati costretti a barricarci nei portoni dei palazzi, a scavalcare i cortili, perché i lacrimogeni hanno raggiunto anche noi, che non c’entravamo niente», le proteste di alcune famiglie con bambini al seguito. Off limits tutta l’area nord della capitale, in tilt per la chiusura del traffico delle strade attorno allo stadio, con le auto parcheggiate fin sulla Tangenziale.

GEMELLAGGI PERICOLOSI - In curva nord non solo tifosi polacchi e olandesi, volti coperti da passamontagna, ma anche rappresentanze delle tifoserie, svedesi, danesi e spagnoli del Real Madrid. Gemellaggi preoccupanti perché poco hanno a che fare con lo sport e il tifo, piuttosto con la violenza. E intorno allo stadio Olimpico resta il solito desolante tappeto di bottiglie, motorini a terra, rifiuti, sangue sulle auto parcheggiate, in via Giulio Romano.