rassegna stampa roma

Unicredit dove sei?

(Il Romanista – C.Fotia) La cura per il malessere della Roma, prima che diventi una malattia devastante, è prima di tutto la vittoria.

Redazione

(Il Romanista - C.Fotia) La cura per il malessere della Roma, prima che diventi una malattia devastante, è prima di tutto la vittoria.

La Roma deve vincere a Cesena. Lo deve anzitutto alle migliaia di tifosi che la seguiranno in trasferta e a quelli che la seguiranno davanti alla tv.

Lo deve a se stessa perchè, infrangendo una tradizione che non l’ha mai vista vittoriosa su quel campo, riprenderebbe fiducia nei propri mezzi e rilancerebbe le proprie ambizioni in Italia e in Europa, si esalterebbe per il derby di Coppa Italia, mercoledì prossimo. La vittoria è la prima cura, ma non la sola. Come andiamo scrivendo da tempo la vera malattia della Roma è un deficit di comando.

La gestione di Rosella Sensi, per quanto buona volontà ci possa mettere, non può chiaramente prendere decisioni impegnative per il futuro. Ciò è dimostrato dalle difficoltà nel rinnovare contratti importanti perchè agli annunci non seguono atti concreti. A cominciare da quello di Claudio Ranieri sulle cui scelte ovviamente pesa l’incertezza sul futuro. Siccome però l’allenatore deve comunque prendere decisioni, il malcontento e le critiche si concentrano su di lui, minandone l’autorevolezza.

La dirigenza è divisa in fazioni contrapposte, i giocatori simbolo non fanno più fronte comune e si aggregano in cordate contrapposte e dunque lo spogliatoio appare sull’orlo di una crisi di nervi. Il rischio, in questo quadro, è bene dirlo con chiarezza, è che la Roma possa perdere alcuni dei suoi pezzi più pregiati, a cominciare dal Capitano.

Se ciò dovesse accadere, anche l’interesse dei potenziali acquirenti potrebbe svanire, lasciando la Roma più che a metà del guado nel pantano attuale. Il quadro che descriviamo è fosco, ma tacere sullo stato reale delle cose significherebbe farsi complici di una deriva che invece può essere ancora evitata e ribaltata in una stagione vincente. Come? Con uno uno scatto di responsabilità da parte di tutti i protagonisti a cominciare da chi oggi è il vero proprietario della società, ovvero Unicredit.

Forse i vertici della banca pensavano che l’operazione vendita fosse più semplice, ma la cessione di una squadra di calcio come la Roma, con l’impatto che ha sulla città e nel mondo, è molto più complicato che scambiare un pacco di azioni.

Serve un progetto per il futuro, ma questo non può nascere se nel presente la squadra appare abbandonata a se stessa. Perchè l’ambiente ne risente e reagisce con comportamenti che aggravano ancor di più la situazione avvitandosi in un circolo vizioso. Per passare dal circolo vizioso delle fazioni in lotta, delle liti, dei malumori a quello virtuoso della compattezza, dell’orgoglio e della gioia di vestire questa maglia (l’opposto di quella tristezza di cui ha parlato il capitano) occorre che siano dette subito parole chiare.

Perchè tutto questo mistero sui possibili acquirenti statunitensi? Le cordate a stelle e strisce quante sono: una, due? Sono acquirenti solitari o potrebbero essere compatibili con la partecipazione di quella cordata di imprenditori italiani di cui ha parlato Marco Boglione dalle colonne di questo giornale? Soprattutto, Unicredit deve venire allo scoperto sulla situazione attuale, ribadendo quali sono i punti fermi di questa stagione e consentendo a Rosella Sensi di agire di conseguenza. Se possiamo dare un sommesso consiglio, noi ripartiremmo dalle due figure che per storia, qualità e carattere, possono guidare la riscossa: Totti e Ranieri. Per poter tornare a cantare tutti assieme: "Tristezza, per favore vai via..."