rassegna stampa roma
Minotti: «Totti ci fa sempre paura»
(Il Romanista – D.Angelino) La settimana vista da Cesena non è certo delle più semplici. Nell’ordine Roma, Inter (recupero della sedicesima giornata) e Milan.
(Il Romanista - D.Angelino) La settimana vista da Cesena non è certo delle più semplici. Nell’ordine Roma, Inter (recupero della sedicesima giornata) e Milan.
«Ci apprestiamo ad affrontare sette giorni "impossibili" – dice ai microfoni di Centro Suono Sport il direttore dell’area tecnica del Cesena Lorenzo Minotti – ma cercheremo di fare il massimo». «Veniamo da un buon momento – aggiunge – visto che, dopo la sconfitta nel derby col Bologna di inizio Dicembre, abbiamo vinto contro Cagliari e Brescia e pareggiato col Genoa».
I giallorossi non hanno mai vinto al “Manuzzi” e proveranno a sfatare questo tabù affidandosi a Totti. «Francesco – prosegue Minotti – è un fenomeno e sará voglioso di riscatto dopo una settimana di polemiche. Avrei preferito non trovarlo in campo o almeno non in queste condizioni psicologiche. Mi aspetto un giocatore pungolato nell’orgoglio che avrá voglia di far vedere, soprattutto al popolo romanista, che ha ancora in mano la squadra e che è tuttora il fulcro cui ruota intorno la Roma».
In Romagna sta vivendo la sua terza giovinezza Francesco Antonioli, quattro anni in giallorosso ed un titolo di Campione d’Italia in tasca: «Per noi è un punto di riferimento fondamentale – dice Minotti – e dobbiamo prendere atto del suo straordinario rendimento. Se avrá ancora queste motivazioni, essendo fisicamente integro, credo possa giocare ancora e le porte del Cesena per lui saranno sicuramente aperte».
Nella sua chiacchierata ai microfoni di “Tana Libera Tutti!” l’attuale direttore dell’area tecnica del Cesena viene poi pungolato sul suo vincente passato da calciatore del Parma: «Abbiamo vissuto una favola - ci tiene a ricordare - Siamo partiti dalla B con Apolloni, Osio e Melli e nel giro di pochi anni ci siamo trovati ad esser protagonisti nel calcio che contava e ad aver ottenuto risultati cui forse non è stato dato il giusto peso. Credo sia qualcosa di storico che una squadra di una piccola cittá comeParma raggiunga per tre anni consecutivi una finale europea. Tra l’altro – continua – ci siamo incontrati con Sacchi (l’altro ieri, N.d.R.) ed abbiamo visto che se negli Anni 90 le italiane hanno vinto sette coppe Uefa e partecipato a nove finali, dal 2000 ad oggi nessuna delle nostre compagini ha neanche raggiunto una finale di Uefa».
L’ultimo pensiero non può che esser dedicato a quello che forse è stato il suo più grande rimpianto sportivo, il Mondiale del 1994: «Da un lato – ricorda Minotti – c’è l’amarezza di non aver giocato neanche un minuto e di averlo perso ai rigori. Dall’altro però la soddisfazione di aver preso parte a quella che è la competizione più importante cui un calciatore possa partecipare». Eppure poteva scendere in campo, visto anche l’infortunio di Baresi: «Eravamo sette difensori in rosa: Sacchi, una volta perso il libero del Milan, mi preferì Apolloni. In finale però visto che il capitano azzurro tornava proprio quel giorno e che Tassotti e Costacurta erano squalificati, pensavo di giocare».
E magari calciare un rigore, essendo uno specialista: «Pensavo durante la partita – aggiunge sorridendo - che sarei potuto entrare ed avrei potuto tirare un rigore a Taffarel, col quale ci sfidavamo tutte le settimane a Parma: mi sarebbe sembrata una cosa abbastanza paradossale».
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