rassegna stampa roma

L'Europa è un calvario. Roma umiliata anche in Ucraina

(repubblica.it – F.Bocca) Ci sono volute tre ore di volo per venire a prendere una lezione di calcio così.

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(repubblica.it – F.Bocca) Ci sono volute tre ore di volo per venire a prendere una lezione di calcio così.

La prima cosa che viene in mente assistendo all’umiliazione della Roma in Ucraina, a Donetsk – dove per altro esiste uno stadio modernissimo e una società all’avanguardia allenata da un tecnico, Mircea Lucescu, che è un grande maestro di calcio – è che questa non è affatto la periferia dell’impero, ma che viceversa siamo noi del calcio italiano a trovarci ormai  in periferia.

 

Speriamo che la lezione subita dalla Roma resti tale e unica, speriamo che il Milan col Tottenham e l’Inter col Bayern riescano in quelle imprese cui del resto la Roma nemmeno si è avvicinata, però la sensazione sgradevole resta sempre quella.

Certo la Roma ci ha messo molto del suo: giocare una partita così in dieci è autolesionismo puro, la doppia ammonizione e l’espulsione di Mexes sono costate carissime. Anche se, quando è successo, la squadra giallorossa stava già perdendo e Borriello aveva persino sbagliato un rigore.

Tra l’altro nella Roma la storia dei rigori sta diventando incomprensibile, se non addirittura ridicola: dovrebbe tirarli Pizarro, ma ogni volta c’è una specie di trattativa con Borriello. La gomitata, non vista dall’arbitro Webb, di De Rossi a Srna ha reso l’esito della partita ancor più duro da sopportare. Sono quelle scorrettezze, quei gesti violenti che incidono profondamente la credibilità del calcio italiano, che testimoniano la nostra incapacità di saper giocare un calcio sereno, aperto, ma ormai tutto basato sui nervi e l’aggresività pura. E quasi mai fare la partita attraverso il gioco, il movimento, la capacità tecnica.

La Roma dalla Donbass Arena non esce affatto bene, addirittura umiliata e sconfitta oltre il 3-0 che non ammette discussioni. Montella ha cercato di nascondere un po’ la gravità del ko, ha parlato di mezzora di buon calcio, si è limitato a una tirata d’orecchi sulla storia del rigore e sul nervosismo della maggior parte dei giocatori. L’umoralità è un limite grave e va sradicata dalla mentalità giallorossa. E’ lo stesso difetto del resto che è costato carissimo a Ranieri.

Il risultato, da un certo punto di vista, avrà anche i suoi risvolti positivi. Ci sono quelle sconfitte nella storia di una squadra che sono così devastanti che costringono a chiudere una storia, a cambiare strada, a svoltare definitivamente. La Roma ha bisogno ormai di un cambiamento radicale e profondo, è una squadra molto anziana, con campioni la cui stagione è finita da un pezzo, giocatori bravi ma che si sono seduti non si sa bene su quali allori vinti e su una fama conquistata più a parole che con grandi risultati. Nello sprofondo stavolta non è stato coinvolto Francesco Totti che a sorpresa non ha giocato e che è rimasto per tutto il tempo in panchina, mentre gli attaccanti ucraini infierivano sui reparti giallorossi ormai in rotta. E’ stato forse un bene, avrebbe finito per fare da parafulmine alla pesantissima sconfitta, con l’assumere colpe che sarebbero andate anche oltre le sue.

Nella Roma del futuro bisognerà andare molto oltre Totti. E non fermarsi solo a quello.