(Il Romanista - C. Zucchelli) - E’ stato l’ultimo ad arrendersi. E non è una novità. Ci teneva tantissimo Nicolas Burdisso a vincere a San Siro per giocarsi la finale di Coppa Italia all’Olimpico.
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Burdisso, l' ultimo Bandito
(Il Romanista – C. Zucchelli) – E’ stato l’ultimo ad arrendersi. E non è una novità. Ci teneva tantissimo Nicolas Burdisso a vincere a San Siro per giocarsi la finale di Coppa Italia all’Olimpico.
L’aveva detto a tutti i suoi amici in settimana, a Milano era stato persino raggiunto dalla moglie Belen che però ha preferito vedere la partita insieme a Cecilia Samuel, sua grande amica. D’altronde Nicolas e tutti gli argentini che militano nell’Inter si conoscono benissimo. Per questo a molti è sembrato un po’ strano quando, negli ultimi concitati minuti della partita, Burdisso ha litigato con Esteban Cambiasso, amico e compagno di spogliatoio per anni. In quelle urla che Nicolas ha rivolto al centrocampista dell’Inter, che non si rialzava impedendo così alla Roma di riprendere il gioco, c’è tutto lui stesso, la sua voglia di non mollare mai, la sua grinta, la sua cattiveria agonistica. Se altri suoi compagni ieri (e non solo) l’avessero avuta, forse molte cose sarebbero state diverse. Che per lui non fosse una partita speciale si era capito già dal riscaldamento: è stato tra i primi ad entrare in campo, primo sguardo lanciato subito alla “piccionaia” dove erano sistemati i pochi tifosi della Roma. Un rapido saluto, poi occhi, e pensieri, solo per il campo. Quando, prima del fischio d’inizio, Marco Branca ha premiato Zanetti per le mille partite ufficiali, con tutto lo stadio ad applaudire, lui era concentrato solo a spronare i compagni. Il capitano dell’Inter è un amico, ma non era quello il momento di pensare a lui. La differenza, nel calcio, sta tutta lì. «Un animale», lo ha definito un cronista milanese, nel senso più positivo del termine, commentando la partita praticamente perfetta del Bandito, soprattutto quando bisognava dare una mano a Cassetti o Riise sulle fasce. Un’unica pecca in 90 minuti quando Milito, con una finta, lo ha messo a sedere. Per fortuna poi Doni ci ha messo le mani visto che Burdisso non avrebbe meritato di avere un gol sulla coscienza. Non lo avrebbe meritato il giocatore e anche l’uomo, insultato prima dal pubblico (con lo stesso coro che Gattuso e i milanisti hanno rivolto a Leonardo) e poi da persone apparentemente insospettabili in tribuna autorità, con riferimenti, neanche troppo velati, a quanto l’Inter gli sia stata vicino in un momento personale per lui così difficile. Parole ignobili, che si perdono nella notte milanese, proprio mentre Nicolas sale sul pullman per tornare a Roma. A casa sua.
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