(Il Romanista - V.Meta) - Due anni e mezzo fa era il capitano del Tor di Quinto. Oggi i tifosi a caccia di maglie e autografi arrivano a chiedergli il sapone. Succede ai cancelli dello stadio di Rieti, dove Luca Antei ha appena giocato la sua seconda partita consecutiva da titolare con la maglia dell’Under 21.
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Antei: «Luis un rivoluzionario»
(Il Romanista – V.Meta) – Due anni e mezzo fa era il capitano del Tor di Quinto. Oggi i tifosi a caccia di maglie e autografi arrivano a chiedergli il sapone. Succede ai cancelli dello stadio di Rieti, dove Luca Antei ha appena giocato...
dice con i soliti modi da gentiluomo a un gruppetto di ragazzini assiepati dietro le recinzioni. «E allora dacci il sapone!» rilanciano quelli. Luca sgrana gli occhi: negli ultimi tre mesi gli sono successe tante cose, dallo scudetto Primavera in su, «ma questa me mancava...». In una settimana esordio in serie B e poi in Under 21. Mi sono trovato bene sia in nazionale sia con i compagni del Grosseto, che mi hanno accolto benissimo. All’inizio era anche giiusto che non giocassi, non ero in forma, poi mi sono allenato bene e adesso spero di riuscire a ritagliarmi il mio spazio, magari già a partire dalla prossima partita. La stagione però è iniziata a Riscone. L’esperienza con la prima squadra è stata positiva. Luis Enrique è un bravissimo allenatore e ha aiutato molto noi giovani a inserirci negli schemi della Roma. Fare il ritiro con lui è stata una buona esperienza per me. Certo poi sono arrivati Heinze e Kjaer e per me gli spazi si sono chiusi, così sono andato a farmi le ossa fuori, però sono contento anche della stima della società, che alla fine ha preferito non farmi stare fermo un anno. Va bene così, con i compagni e il mister ci siamo salutati tranquillamente e adesso penso al Grosseto.
«Scusate ragazzi, la maglia l’ho scambiata»
Hai lavorato con Montella e Luis Enrique: differenze? Eh, che Luis Enrique è un allenatore spagnolo e Montella è un allenatore italiano...No vabbè, io con Montella ho iniziato ad allenarmi verso la fine dell’anno, quindi era un tipo di allenamento già collaudato. Luis Enrique fa un lavoro tutto con la palla. Più divertente? Fosre, ma comunque è su quello che si basa, si gioca sempre con la palla. Vedrai il derby? Sì, ma non so ancora se torno a Roma perché con il Grosseto andiamo in trasferta a Cittadella e non so quando rientreremo. In città mi trovo bene, è carina, solo certo non c’è molto da fare. In genere nel weekend me ne torno a Roma, perché abbiamo la domenica libera e riprendiamo gli allenamenti il lunedì pomeriggio. Ho preso casa da solo per la prima volta e mi ci trovo bene. Cucinare? Hai voglia, sono un fenomeno! Il derby lo vedrò a casa, credo insieme a mio padre. Spero che vinca la Roma, è chiaro. No, niente stadio, anche se da casa mia potrei quasi andarci a piedi. Troppo traffico, troppo casino per entrare e uscire, non mi va. Esordio assoluto in azzurro a maggio, a ottobre titolare. Un bel salto. Titolare è una parola grossa, diciamo che adesso sto giocando. Speriamo di continuare...
Ti aspettavi le difficoltà iniziali della Roma?Onestamente non lo so, non è che me le aspettassi, però c’è bisogno di dare tempo a Luis Enrique, perché il suo non è un tipo di calcio che si impara in un mese di allenamento. Diamogli un po’ di tempo e vedrete che prima o poi i frutti verranno. Se voi difensori lanciavate la palla in allenamento, Luis Enrique che faceva? S’incazzava [ride]. Se lanciavi, dava palla all’avversario, interrompeva la partitella come se fosse fallo. Hai presente quando si gioca a tre tocchi? Ecco, se lanciavi era come se ne facessi quattro. Non è che mi aspettassi le difficoltà, però ci vuole pazienza e sto vedendo che alla Roma c’è, anche da parte della società. Da centrocampista del Tor di Quinto a stopper dell’Under 21... ...tanta roba!
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