Juventus-Roma è lo scontro meno natalizio che si potesse scegliere per riportare il calcio a Natale. Di solito Juventus-Roma è una partita spartiacque, cambia il corso delle cose, spacca, non lascia quasi niente immutato. Spesso addirittura velenosa.
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Natale con Juve-Roma, sotto l’albero il duello da scudetto
Le due squadre arrivano al big match in momenti opposti: sarà una sfida spartiacque
Come scrive Fabrizio Bocca su "La Repubblica", e due fasi, bianconera e giallorossa, al momento sono opposte. La Juventus di Allegri si sta giocando il ruolo di superstar del calcio italiano, è impegnata a ristabilire un’egemonia che sembrava perduta, è in fase di rilancio. La Roma viceversa, dopo il picco con la qualificazione agli ottavi di Champions League, viene dall’eliminazione in Coppa Italia che non ha fatto altro che certificare un periodo di scarsa brillantezza e di troppi 1-0. Questo potrebbe darci l’attuale differenziale tra le due squadre in una partita a Torino, e dunque la condizione di partenza del supermatch. Partita che si porta dietro, ovviamente, l’attualità ma anche e soprattutto un passato fatto di rivalità e acredine.
Quello che colpisce di più in questo momento è la gestione e cioè il comportamento dei due allenatori di fronte a due squadre che devono essere continuamente sollecitate e tenute in tensione. Max Allegri è ormai smaliziato dall’esperienza, un ricercatore della formazione giusta con estrema prudenza, uno che non si lascia ammaliare da slogan e mode. Da Pogba a Dybala, da Bonucci a Higuain, la gestione di campioni e soprattutto delle loro bizze fa parte ormai del suo bagaglio. Al momento pare aver ricondotto Dybala al ruolo di buon soldato bianconero, anche se per lui l’importante è soprattutto averne recuperato il contributo fondamentale in una stagione in cui la Juventus dovrà comunque cercare di portare a casa il massimo. Ad Allegri interessa poco il consenso, non è ammaliato dalle sirene dello spettacolo, la sua preoccupazione maggiore non è l’attacco dove comunque può scegliere e sacrificare qualcuno non lo angoscia più di tanto, quanto allestire la miglior difesa possibile.
Eusebio Di Francesco è ancora un po’ scolastico, educato, bravo, pieno di buoni sentimenti, e privo di pelo sullo stomaco.Per lui il turn over è sì un buon sistema per tenere tutti i giocatori allenati e sotto tensione, ma anche una forma di democrazia in cui crede molto, una giusta ricompensa a chi comunque tira la carretta e rischia di non avere alcuna soddisfazione. Solo che il turn over è sì democratico, ma anche traditore, per cui puoi finire col rimetterci alla fine anche la Coppa Italia. Allegri dispone di una corazzata, Di Francesco di una nave da crociera. Torino è sempre in allarme rosso, pronta a giocarsi tutto ovunque, Roma è più ammaliante e fascinosa. Sia come sia, alla fine però i problemi diventano gli stessi, così come Allegri deve riuscire spesso a tenere insieme Higuain e Mandzukic, così Di Francesco deve farlo con Dzeko e Schick. Mentre tutti parlano degli attaccanti, Allegri rimugina giorno dopo giorno sul dopo Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini, Di Francesco è un discepolo zemaniano ma intanto la Roma sta lì nonostante segni poco e abbia però la miglior difesa del campionato. Insomma tutti apparentemente Guardiola e sotto sotto Trapattoni.
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