"Il ritratto del calcio italiano non è tanto un patetico, anziano dirigente che parla di banane e dice un’inaccettabile scemenza razzista, ma il silenzio tombale di tutti i suoi sostenitori. O forse bisogna già chiamarli complici? Non una voce, tra i molti presidenti di serie A, che si sia alzata anche per sbaglio, anche timidamente e tossicchiando, per dissociarsi da Tavecchio, per ribattere o precisare, o magari per dire una cosa molto semplice, l’unica possibile: con questo signore non stiamo più. E questo signore non può in nessun caso candidarsi alla presidenza della Federcalcio oppure, peggio ancora, guidarla. Solo la Juventus e la Roma, già prima del clamoroso infortunio verbale, si erano schierate diversamente, sostenendo l’ex calciatore Demetrio Albertini. Anche il sindacato dei calciatori ha espresso sconcerto. Tutti gli altri, allineati e coperti.
rassegna stampa roma
L’uomo delle banane e il silenzio dei colpevoli
Continuano le polemiche dopo la gaf di Tavecchio nei giorni scorsi e chi dovrebbe parlare sta in silenzio
"La sciocca offesa del signor Tavecchio è diventata in poche ore un caso politico e un argomento virale sul web, universo assai più vivo e sensibile di troppi decrepiti palazzi del potere. Forza Italia difende l’uomo delle banane, il Pd gli chiede di ritirarsi, il Coni tace, i soci di Tavecchio gridano alla strumentalizzazione e alla demagogia. Intanto, su Twitter, una miriade di hashtag ( i piu’ gentili: *Tavecchiovattene, *Tavecchiosparisci, *iomangiobanane) si sono succeduti con una forza proporzionale e inversa rispetto ai vari Lotito, Galliani e De Laurentiis pesci in barile, per non dire dei Carraro e dei Matarrese, vecchie cariatidi in prima fila, l’altro giorno, mentre Tavecchio delirava nella sala dell’Hilton, gesticolando come Pappagone.
"Nella triste annata sportiva appena conclusa, e non perché la nazionale sia stata umiliata in Brasile ma per il ragazzo ucciso vicino all’Olimpico, per le curve chiuse per razzismo e per il lancio di banane vere a giocatori di colore, il nostro sport più popolare e ricco non sa esprimere, come uomo del cambiamento, nulla di meglio di un settantunenne che si crede spiritoso e dileggia gli extracomunitari. Neppure un attimo, ed ecco che il peggio della politica già pensa a come sfruttare la situazione, scatenando una battaglia di posizione e di retroguardia. In attesa che il signor Ta-vecchio si faccia da parte, o che qualcuno gli spieghi che non può non farlo, vale la pena ricordare che qui non si sta parlando solo degli interessi delle grandi squadre, dei diritti televisivi (dove il peggio lo dà la Lega Calcio, altro palazzo imputridito, da svuotare e ripopolare totalmente), di Buffon o Totti. Guidare la Federcalcio vuol dire occuparsi anche del calcio di base, degli amatori, del calcio femminile, delle scuole dello sport e dei ragazzini: e non è davvero possibile che un personaggio come l’uomo delle banane si dedichi alla crescita sportiva dei nostri figli.
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