Il colpo assestato dalla soprintendenza all’Archeologia, belle arti e paesaggio per il Campidoglio si fa sentire. Adesso l’As Roma rischia davvero di dover rinunciare al sogno del nuovo stadio a Tor di Valle. Il patron giallorosso James Pallotta, però, non è disposto a mollare neanche un centimetro: è pronto a una trattativa lunga 120 giorni con il Mibact e a rivolgersi contemporaneamente al Tar del Lazio con tutta probabilità chiedendo il blocco della conferenza dei servizi aperta in Regione per eliminare il vincolo posto dal Collegio Romano sul vecchio ippodromo disegnato da Julio Garcia Lafuente e sull’area che lo circonda.
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La Roma a gamba tesa sull’ippodromo: “Il ministero disse sì alla demolizione. Ricorriamo al Tar”
La nota diramata dalla Soprintendenza ieri minaccia seriamente la fattibilità del progetto stadio della Roma
Con una diramata ieri sera, l’As Roma ha elencato i motivi per cui, il vincolo sull’impianto progettato per le Olimpiadi del 1960 dovrebbe essere dichiarato nullo. Primo capitolo, scrive D'Albergo a la Repubblica, amianto e rischio crollo: sin dal progetto preliminare, presentato in era Marino, si è discusso dell’ex Ippodromo sempre e solo come di una struttura da demolire. A seguire, ecco le note del Mibact acquisite dal 2014 a oggi: si tratta solo di «sondaggi preventivi, tutela della fascia verde del Tevere, salvaguardia delle alberature, restauro dei casali esistenti». Poi, come farà notare la Roma ai giudici, c’è il parere del novembre 2014 della stessa soprintendenza che ora ha messo sotto tutela l’opera di Lafuente. Un documento che richiede l’indicazione dei «criteri della sostituzione con demolizione dell’Ippodromo e degli elementi di architettura e le pertinenze che lo caratterizzano». Chiusura con la sola concessione romanista: il club è disposto a «riqualificare le tribune, conservandone una parte in un’area dedicata, dopo averla naturalmente messa in sicurezza, per preservarne la memoria». Apertura che non eviterà la via del Tar.
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