La Roma ha cominciato a scavare, scrive Piero Torri su La Repubblica ne Il Commento. Nel senso che quando, dopo Firenze, in molti dissero che aveva toccato il fondo, non fu presa in considerazione la concreta ipotesi che una volta sprofondati si può sempre cominciare a scavare. A Verona dopo un festival di errori e orrori, la truppa con al timone della barca l'alpino Juric, ha cominciato a farlo. Con le mani. Perché in una Trigoria svuotata di tutto e tutti, non ci sono rimaste neppure le pale. Conseguenza di una proprietà colpevolmente assente e silente, di una direzione sportiva fin troppo incompetente, di una conduzione tecnica oltre i confini del comico, di un gruppo di calciatori travolti dai loro limiti. Il risultato è il disastro a cui stiamo assistendo da mesi. Il tecnico croato non è certo il principale colpevole (anche se del suo ci sta mettendo parecchio), ma sembra evidente anche a chi non ha nessuna dimestichezza con il mondo pallonaro che Ivan è tutto meno che terribile. Più che gli errori tecnici e tattici, quello che preoccupa ancora di più sono le dichiarazioni dei post-partita di un allenatore che probabilmente non ha capito dove è arrivato. L'illuminata proprietà ci aveva spiegato che era stato preso per vincere trofei e tornare in Champions. Il risultato è che la Roma è ai confini della zona retrocessione e, oltretutto, con alle porte un calendario da mani nei capelli. Serve una svolta e, nel calcio, la svolta è sempre stata quella del cambio d'allenatore. Bisogna salvare la Roma, qualcuno la faccia presente ai Friedkin, anche se facciamo fatica a individuare quel qualcuno. Per noi la vera svolta sarebbe il cambio di una proprietà che, pur avendo investito quasi un miliardo di euro, fin qui si è vista solo per festeggiare la Conference.
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La barca giallorossa sprofonda ma il timoniere non se ne accorge
Bisogna salvare la Roma, qualcuno la faccia presente ai Friedkin, anche se facciamo fatica a individuare quel qualcuno
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