(La Repubblica - F. Bocca) -E si spera soprattutto uno stadio Olimpico finalmente bello pieno. A Roma il calcio è una fiammata alta, abbagliante, che si vede anche da molto lontano, peccato che spesso bruci in fretta. Sarebbe meglio una fiammella che resti accesa fino a giugno, ma questo è un altro discorso. Troppe altre prove attendono Roma e Lazio per poter avere certezze, ma intanto la parola scudetto si aggira già ad accendere le chiacchiere di inizio di campionato. La vittoria di San Siro contro l’Inter ha riacceso i sogni di una Roma alquanto depressa e rintronata dal tiki taka di Luis Enrique. Nella vittoria c’è il cervello di Zeman che sta ricostruendo la squadra su nuovi canoni essenziali – velocità, cambi di gioco, attacco robusto e coraggioso ma anche una difesa finalmente sanata dagli eccessi dello zemanesimo – e soprattutto il piede di Totti (e i gol spettacolari di Osvaldo), che tiene a battesimo la banda di ragazzini.
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I due allenatori che fanno sognare
(La Repubblica – F. Bocca) – E si spera soprattutto uno stadio Olimpico finalmente bello pieno.
Primo fra tutti quel Florenzi, centrocampista di scuola giallorossa e ottima stoffa, venuto da Crotone a conquistare San Siro. Sarebbe un derby perfetto se potessimo classificare Vladimir Petkovic come l’antiZeman, ma non è affatto il contrario. Pur sconosciuto in Italia – e Lotito per quanto criticato da suoi tifosi ha spesso di queste intuizioni innovative – proprio al calcio integralista si è addottrinato. Ha affermato lui stesso di sapere che il calcio italiano è chiuso e conservatore, refrattario verso chi vuol sconvolgere un gioco tradizionale. E così dopo un brutto precampionato ha attenuato certi integralismi esibendo una sorprendente Lazio prima in classifica e che va spettacolarmente in gol. E non solo col solito Klose. La Roma ha cambiato tantissimo, la Lazio è rimasta praticamente uguale a se stessa. A San Siro Zeman ha schierato una squadra con sei giocatori nuovi rispetto allo scorso anno, Petkovic contro il Palermo nemmeno uno. Le vie del successo sono infinite, quelle dello scudetto per adesso puramente virtuali. Romanisti e laziali si godono il momento, con i piedi saldamente piantati tra le nuvole. A Roma il calcio è bello per questo.
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