(La Repubblica - E. Sisti) - Dove c’è Totti c’è casa. Gli dai la pasta e lui sforna rosette. A qualunque squadra sarebbe mancato un uomo così e per qualunque Nazionale sarebbe un delitto non considerarlo. La Roma ha sentito così tanto l’assenza del suo capitano da perdere in poche ore tutta la celebrata convinzione collettiva che aveva innescato le prime vittorie. È bastato che lui tornasse in panchina per battere la Fiorentina. Quando c’è di mezzo Totti, che ieri ha disputato una partita da mandare in giro nelle scuole, il calcio si avvicina al canottaggio: con o senza. Con Totti o senza Totti sono discipline diverse. Pochi al mondo sanno giocare la palla di prima come questo ragazzino di 37 anni: Iniesta, Messi, Rooney, ogni tanto Ibrahimovic, una volta Cassano. Si stanno attrezzando Götze, Özil, Reus. Ronaldinho ancora ci prova ma i ritmi brasiliani lo facilitano. Ieri Totti ha messo cinque volte un compagno solo davanti al portiere.
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Con Totti è tutto facile: da Benatia a Destro, le ricchezze di Garcia
(La Repubblica – E. Sisti) – Dove c’è Totti c’è casa. Gli dai la pasta e lui sforna rosette.
Totti è la prima, ma non unica, ricchezza ritrovata con cui la Roma si prepara ad affrontare la Juventus. Il Catania poteva essere l’ennesimo incidente di percorso: non lo è stato perché il secondo tempo dei giallorossi è parso, per ammissione di Garcia, «stellare».Lì i siciliani hanno mostrato i loro limiti da ultimi in classifica e con troppi argentini in dismissione (malissimo Leto e Barrientos). Mentre Totti rivestiva il calcio con una patina di luminosa semplicità, la Roma ritrovava i movimenti di inizio stagione. Le coincidenze non esistono. In mancanza di De Rossi e Strootman squalificati, l’intelligente, moderno e malleabile Garcia ha rischiato un offensivo 4-2-4. Nessuno degli attaccanti dava riferimenti, neppure a se stesso. Destro, terzo gol in tre spezzoni di partita, ha giocato con le gambe forti dell’attaccante recuperato anche muscolarmente: un gol (provocato al 10’ del st dalla goffa incomprensione fra Frison e Rolin) un assist (per Benatia), un quasi assist (per un quasi gol di Gervinho), movimenti da campione, recuperi di palla.Destro è la seconda ricchezza verso Torino.
La terza è Benatia: oltre la doppietta di testa da attaccante aggiunto, con il marocchino pare che dopo anni, forse secoli, la Roma non abbia soltanto trovato un difensore di eccelse qualità (tempismo, senso della posizione, bassa fallosità alla Nesta) ma anche un difensore che gioca calmo e trasmette tranquillità ad almeno due reparti (l’ultimo fu Aldair). La quarta ricchezza è Gervinho: è vero, ieri si è distinto proprio in quelle corbellerie sotto porta che avevano costretto Wenger a considerarlo “cedibile” e i tifosi dell’Arsenal a scrivere in estate, esagerando: «Il vero mercato in entrata dell’Arsenal è la vendita di Gervinho».
Ma le partite dell’ivoriano, quella di ieri e quella contro il Milan, sono un patrimonio di generosità “lattacida”, di accelerazioni sfiancanti e di rapidità genetica che paga anche quando lo scellerato ragazzo perde di vista la porta e sbaglia tre gol impossibili da sbagliare. L’unico lo segna col piede d’appoggio (si stava mangiando anche quello...). L’azione che l’aveva ispirato però era stato un rigenerante slalom fra catanesi impotenti. Ricchezza emotiva e tecnica saranno anche i ritorni di De Rossi e Strootman, ricchezza sono quelle due azioni da Bayern di Guardiola, ricchezza sono i 5 punti che la Roma ha messo fra sé e il Napoli, ricchezza è la sua perdurante imbattibilità, ricchezza è, sopra ogni cosa, Rudi Garcia. Vai a saperlo: magari da tutto questo esce il cocktail giusto (agitato, non mescolato) per convincere lo Juventus Stadium che il giallorosso quest’anno non porta benissimo. Vero Galatasaray?
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