“Metti una sera a cena”. Il titolo del capolavoro teatrale che riscosse un successo di risonanza mondiale anche attraverso le sequenze filmate, sembra coniato su misura per etichettare il convivio di Boston che ha visto riuniti intorno alle tavole imbandite il presidente della Roma James Pallotta e i giocatori capeggiati da Rudi Garcia. Quello che con tutto ciò sembrava un incontro di semplice routine, descritto nei giorni scorsi dal colore delle cronache, è tornato sulla ribalta dell’attualità attraverso le parole del tecnico francese anch’esse veloci messaggere di ambiziosi proclami che hanno percorso in un lampo l’universo del calcio. «Benatia resta con noi per vincere insieme lo scudetto».
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Metti una sera a cena con Pallotta e Garcia
Pallotta, Sabatini e Garcia hanno costruito una squadra pronta a vincere.
Il popolo giallorosso ha bevuto d’un sorso il calice dell’elisir giunto d’oltre atlantico ad ubriacarsi d’orgoglio e di felicità , come non accadeva da tempo. Il generale Rudi si è presentato con la “scucchia” giusta, uguale a quella conosciuta nella scorsa stagione durante la quale le sue truppe d’assalto fecero tremare le gambe alla vecchia signora, ammantata dai colori juventini. Garcia non solo ha dato voce alla gente romanista, ma ha pure zittito le sirene d’oltre confine che corteggiavano il difensore. Come a voler dire: Bayern, Chelsea, Manchester City e compagnia bella, ripassate un’altra volta, sempre che da noi si abbia voglia di riaprire lo sportello delle richieste. La Roma non è da Fiera del paese dove basta far luccicare una moneta per acquistare senza intoppi la merce di gradimento. La squadra della Capitale ha bisogno di Mehdi per una missione da portare a termine oggi. Per quanto riguarda domani, mai dire mai alle dinamiche del mercato che potrebbero vederlo di nuovo al centro di contrattazioni. È la legge del professionismo che nel calcio di oggi non deve scandalizzare più di tanto.
Tuttavia, non fatelo sapere a Francesco Totti e a Daniele De Rossi, “trasgressori” felici per aver dimostrato quanto i sentimenti di fedeltà valgano maggiormente di qualche dollaro in più. E se il discorso dovesse adagiarsi sulla bilancia delle discussioni, sarà sempre il piatto del cuore ad orientare in alto l’ago della passione. La ricomposizione del mosaico romanista, con la tessera collocata di nuovo nello spazio di competenza, porta dritta la ricordo di quanto avvenne l’altra sera al “Sisters Pallotta restaurant”. Troppo seducente e ricco di significati per essere accantonato in fretta. Dalle immagini giunte sui teleschermi , è stato possibile ad ogni appassionato giallorosso gustare di persona il siparietto che ha visto in scena il presidente James Pallotta, il poliglotta Pjanic traduttore improvvisato e il recalcitrante Benatia.
Il marocchino, come se fosse rimasto colpito da un fulmine a ciel sereno, ascoltava a bocca aperta il “sermone” del capo, apparso in gran forma, accentuata da una invidiabile abbronzatura. Che si saranno detti ? Nessuno lo sa, dando stura alla cascata di supposizioni. Ognuno è libero di pensare ciò che crede. È sicura soltanto la consegna del testimone a Garcia, implicitamente autorizzato a mostrarlo e a spiegarlo alla passione di fede romanista. Forse si è parlato del significato di un contratto, tema che sta tanto a cuore al presidente, forse di soldi e di ritocchi. Comunque sia andata, bravo presidente! E’ storicamente provato come a tavola si acquietino venti di guerra, si combinino matrimoni regali. Egli ha saputo toccare le corde giuste forse alleandosi con un piatto di spaghetti all’amatriciana innaffiato da nettare nostrano. Semplice come piace al popolo romanista. In ogni angolo della città si parla di scudetto. Riprovaci ancora Mister President, saremo tutti con te intorno al banchetto tricolore. “Metti una sera a cena”!
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