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Abete: «Nella mia Nazionale ci sono lui e Conti»

(Il Romanista – A. F. Ferrari) – «Totti rifinitore dietro a Del Piero e Rossi». Non ha dubbi Giancarlo Abete.

Redazione

(Il Romanista - A. F. Ferrari) - «Totti rifinitore dietro a Del Piero e Rossi». Non ha dubbi Giancarlo Abete. L’inventiva, l’estro e la classe di un giocatore come Francesco Totti non può mancare nella formazione tipo della Nazionale di tutti i tempi del presidente della Figc, una sorta di Hall of Fame azzurra personale. Abete, infatti, ieri si è prestato, ai microfoni di Sky Sport, a un simpatico gioco che prevedeva, appunto, di dichiarare il proprio undici ideale della Nazionale di tutti i tempi. Formazione in cui Totti non è l’unico giallorosso: «Nel centrocampo a tre, Conti sulla destra e, siccome Albertini è uno dei nostri, scelgo Pirlo al centro, con Tardelli a sinistra. In porta Buffon lo preferirei a Zenga e Zoff, che pure ci ha regalato un titolo mondiale ed è entrato nella nostra Hall of Fame. In un’ideale difesa a quattro schiererei Bergomi, Scirea, Cannavaro e Maldini, preferendolo a Cabrini, che è il nostro ct della nazionale femminile. Il ct? Poiché Prandelli è già con noi - le parole diplomatiche di Abete - scelgo Lippi, che ci ha regalato l’ultimo Mondiale».

Il presidente, però, ha parlato anche di cose più serie come la Legge sugli Stadi di cui tanto si parla: «I primi mesi della nuova legislatura dovranno sciogliere il nodo di una legge che sembrava arrivasse e non è mai arrivata, creando così più danni che opportunità. Una legge che è a costo zero per la comunità e che renderebbe più celeri le procedure, nel rispetto della tutela ambientale». Legge che permetterebbe al calcio italiano di rilanciarsi insieme a una riduzione della Serie A a 18 squadre. Ipotesi che però Abete non condivide: «Non può essere questo lo spartiacque per dare più competitività al nostro calcio, visto che è a 20 in nazioni come la Germania e l’Inghilterra. Non ci sarebbe una maggioranza per arrivare a ciò e comunque una diminuzione delle squadre non è nell’agenda delle società. È però più importante la questione degli stadi rispetto al numero delle società».