L’iter sullo stadio della Roma ricomincia daccapo e il Pd chiede un consiglio straordinario sul nuovo progetto M5S. Che ancora non esiste, motivo per cui l’attuale Conferenza dei servizi chiuderà i battenti il 5 aprile per la riapertura di un nuovo tavolo tra enti con l’obiettivo di arrivare ad un sì entro l’anno. Otto mesi di lavoro sulla quadra politica per tornare, più o meno, al punto di partenza. Tempo perso «a causa dei ritardi di questa amministrazione, dovuti soprattutto ai loro continui tentennamenti», spiegano in una nota i dem, che puntano il dito sia sulle divisioni interne alla maggioranza sia sulla mancata trasparenza dell’operazione stadio della Roma. «Il confronto pubblico aperto due anni fa è stato relegato nelle segrete stanze del M5S»: il Pd spiega così la necessità di un consiglio straordinario a tema utilità pubblica, come scrive Arzilli su Il Corriere della Sera.
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Stadio, opposizioni all’attacco: tempo perso. E c’è il caso Lanzalone
"Il confronto pubblico aperto due anni fa è stato relegato nelle segrete stanze del M5S": il Pd spiega così la necessità di un consiglio straordinario a tema utilità pubblica
La partita, infatti, si gioca sulle opere pubbliche con focus sul traffico, nodo del progetto. Al quale continuerà a lavorare l’avvocato Luca Lanzalone, anche se non è chiaro a quale titolo. Ieri la capogruppo Pd Michela De Biase ha chiesto lumi alla sindaca, ma la Raggi non è riuscita a fare del tutto chiarezza: la sindaca aveva annunciato che l’avvocato non sarebbe entrato nello staff del nuovo assessore all’Urbanistica, poi ha detto che si aspettava l’insediamento di Luca Montuori per formalizzare il legame con Lanzalone, al momento certificato solo su una scrittura privata. Il caos in Consiglio comunale è stata la logica e inevitabile conseguenza. Mentre il progetto stadio continua ad essere argomento di discussione tra Campidoglio e proponenti, a lavoro per capire come risolvere la grana dei vincoli Mibact. Sarebbe comunque pronta una prima bozza del nuovo progetto. «Io non ho strumenti per intervenire, né lo farò», ha chiarito il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini in riferimento all’iter iniziato dalla Soprintendenza sulla tribuna dell’ippodromo della «mandrakata». Per la quale è allo studio un’ipotesi suggestiva: farla a fette e portarla come cimelio cinematografico negli studios di Cinecittà.
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