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Roma, il calcio s’inchina a Totti

(Corriere della Sera – G.Piacentini) Domanda: può un calciatore di 36 anni, un campione del mondo, uno che ha vinto la scarpa d’oro, che ha ammutolito il Bernabeu a Madrid, che ha fatto alzare in piedi ad applaudirlo parecchie tifoserie...

Redazione

(Corriere della Sera - G.Piacentini) Domanda: può un calciatore di 36 anni, un campione del mondo, uno che ha vinto la scarpa d’oro, che ha ammutolito il Bernabeu a Madrid, che ha fatto alzare in piedi ad applaudirlo parecchie tifoserie avversarie, stupire ancora? Risposta: sì, se si chiama Francesco Totti. Lo stupore però è solo negli occhi di quelli che, ormai da qualche anno, si affrettano a celebrarne prematuramente il funerale sportivo e non in quelli che lo vedono tutti i giorni (Zeman e i compagni di squadra) o a settimane alterne (i tifosi) dagli spalti dell’Olimpico. Per tutti loro - e per Vincenzo Montella che lo conosce come pochi altri e che alla vigilia della partita un po’ se lo sentiva che per la sua squadra sarebbe potuta finire male - quello che ha fatto Totti contro la Fiorentina fa parte di una straordinaria normalità, a cui il capitano ha abituato tutti da ormai vent’anni.

E mentre molti suoi colleghi - Ronaldo, quello vero, ma anche Ballack, Nesta, van Nistelrooy e Shevchenko, solo per citare quelli più importanti - alla sua età sono già in pensione o sono avviati verso il viale del tramonto, lui continua a giocare come se il tempo non fosse mai trascorso. «Totti comanda il trionfo della Roma», «Francesco è geniale », «Dal suo piede la Roma ha dominato la partita» titolavano ieri in Spagna e in Argentina testate come «As», «Marca» e «Olè», una riscoperta internazionale per il numero 10 che nelle ultime stagioni a livello di immagine ha pagato il ritiro dalla Nazionale e l’assenza prolungata della Roma dalle coppe europee.

Dentro i confini nazionali, però, Francesco si è guadagnato senza dubbio la palma di calciatore italiano più importante del dopoguerra. Lo testimoniano i numeri, e quelli di Totti sono da «Guinness» dei primati: con la doppietta rifilata sabato sera alla Fiorentina è salito a quota 276 gol totali con la maglia giallorossa. Sono invece 221 quelli segnati in serie A - tutti con la stessa maglia, nessuno è riuscito a faremeglio - cioè quattro in meno rispetto a Gunnar Nordahl, che occupa il secondo posto nella graduatoria dei marcatori di tutti i tempi alle spalle di Silvio Piola, primo con 274. Viviano è stato il portiere numero 103 di quelli trafitti nella sua lunga carriera. Il primo fu Franco Mancini, scomparso recentemente e grandissimo amico di Zdenek Zeman, in un Roma-Foggia del 4 settembre 1994 che si giocava all’Olimpico. Da quel giorno in poi Totti non si è più fermato e non ha nessuna intenzione di farlo adesso che corre più di quando era giovane. Merito della «cura Zeman», ma anche di una vita da professionista esemplare. Il tecnico boemo gli ha letteralmente affidato la squadra, rinunciando a qualcosa dal punto di vista della sua ideologia tattica, ma traendone beneficio dal lavoro che Francesco fa per se stesso e per i compagni: più dei 6 gol realizzati finora, sono i 7 assist vincenti (l’ultimo per Osvaldo) a rendere l’idea di quanto Totti incida nel gioco offensivo della Roma. Sempre titolare, l’unico della rosa, nelle 15 partite disputate dalla formazione giallorossa, è il calciatore che ha il minutaggio maggiore con 1242 minuti complessivi. Il suo contratto scade a giugno del 2014, quando avrà 38 anni. Lui ha sempre detto di voler giocare fino a 40, magari per cercare di raggiungere Piola. La sua ultima missione impossibile?