(Corriere della Sera - L. Valdiserri) - Si è seduto sul pallone, quando l’allenamento era finito. Uno a uno, i suoi giocatori hanno disegnato intorno a lui un cerchio.
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Luis Enrique, adios Roma: lasciare è una sconfitta
(Corriere della Sera – L. Valdiserri) – Si è seduto sul pallone, quando l’allenamento era finito. Uno a uno, i suoi giocatori hanno disegnato intorno a lui un cerchio.
Un po’ come aveva insegnato loro a fare prima delle partite. Un rito asturiano per darsi coraggio a vicenda. Poi Luis Enrique ha parlato e ha detto quello che tutti si aspettavano ma che qualcuno sperava ancora di non sentire. Ha detto: adios, Roma. Me ne vado. L’avventura sulla panchina giallorossa di Luis Enrique Martinez Garcia, 42 anni, ex grande giocatore di Real Madrid, Barcellona e nazionale spagnola, ex allenatore del Barça B, è durata dieci mesi. Dal ritiro di Riscone di Brunico all’allenamento di ieri pomeriggio. C’è ancora la partita di domenica, contro il Cesena, ma non c’era più motivo di tenere il segreto di Pulcinella. Sono dimissioni.
Luis Enrique aveva ancora un anno di contratto e la società — con in testa il direttore generale Franco Baldini — lo ha sempre difeso e voleva confermarlo. Luis Enrique rinuncia così a un milione e 600 mila euro netti. Al massimo potrebbe chiedere una transazione sugli stipendi, infinitamente più bassi, del suo staff. Ma l’impressione è che il suo gruppo di lavoro seguirà il suo esempio. «Non mi troverete mai aggrappato alla sedia », disse in tempi non sospetti. Luis Enrique non se ne va perché non sono arrivati i risultati, che sono aleatori e che comunque hanno bisogno di tempo, ma perché il calcio italiano lo ha stremato e perché pensa che la sua presenza, dopo un’annata così difficile, sarebbe un peso insostenibile nella prossima: «Non credo di potervi più dare il 100%—ha detto ai giocatori — e non so lavorare in un altro modo. Non sono riuscito a trasmettervi tutto quello che volevo e a tradurre sul campo tutte le idee del mio calcio. Lasciarvi, per me, è una sconfitta. Mi scuso con quelli di voi che ho impiegato meno, ma ho dovuto fare delle scelte. La Roma è fatta da persone per bene e davanti a voi c’è un grande futuro». Per una parte della tifoseria giallorossa resterà il peggior allenatore dopo Carlos Bianchi: 16 sconfitte stagionali, settimo posto, eliminazioni sanguinose in Coppa Italia ed Europa League. Ma c’è anche una fetta cospicua che era rimasta affascinata dalla sua idea di calcio e dai suoi modi da hombre vertical. Chi verrà al suo posto? Il nome più caldo è quello di Vincenzo Montella e sarebbe un clamoroso ritorno. La nuova dirigenza non lo ha confermato dopo che, nella scorsa stagione, aveva sostituito Ranieri e mostrato il buon calcio che ha fatto vedere anche quest’anno a Catania, dove è però legato da un altro anno di contratto. Il presidente Pulvirenti, per ora, è categorico: «Montella è una persona seria e resterà. La Roma può risparmiarsi la telefonata». Sarà così? Difficile togliere un sogno a chi lo desidera e Montella è bravo, preparato e romanista. La situazione è in evoluzione e l’altra soluzione è André Villas Boas. Ma c’è spazio in serie A per chi non è italiano e italianista?
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