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Voeller: “In Champions vogliamo passare noi, ma tifo Roma per lo scudetto”

L'ex centravanti giallorosso è oggi un dirigente di spicco del Bayer Leverkusen, ostacolo della squadra di Garcia per la qualificazione agli Ottavi di Champions. Amarcord e romanticismo in questa bella intervista con Roma TV

Redazione

Martedì scontro fondamentale a Leverkusen tra Bayer e Roma. I due club ambiscono a superare il girone in Champions, consapevoli che la presenza del Barcellona significa lottare per il secondo posto.

Da vent'anni Rudi Voeller è un dirigente di spicco dei tedeschi e intervistato in Germania da David Rossi per Roma TV ha parlato della sua carriera in giallorosso e del doppio confronto decisivo in Champions. Dall'arrivo nel 1987, dopo quasi 100 gol con la maglia del Werder Brema, fino all'addio nel 1992 per indossare la maglia del Marsiglia, col quale si laureò Campione d'Europa ai danni del Milan, nel 1993.

Chi è Voeller oggi?

Quando negli ultimi due anni da professionista sono venuto da Marsiglia a qui, pensavo di stare un po’, due anni al massimo e andarmene, poi però mi hanno chiesto di restare e dare una mano, me lo ha chiesto il presidente. Allora ho imparato come fare questo lavoro, sono stato il suo braccio destro. Ho allenato poi la nazionale 4 anni, anche la Roma senza fortuna, ma avevo sempre il cuore anche qui. Qui c’è una grande azienda dietro, mi sono anche innamorato della zona, non solo Leverkusen, anche Colonia e Duesseldorf, dove abito. Ora sono più di vent’anni che sto qui.

Come sei arrivato alla Roma?

Il primo contatto con la Roma fu col figlio di Dino Viola, che venne a Brema. In quel periodo erano permessi solo 2 stranieri e nemmeno tutti gli anni. Negli anni precedenti non era nemmeno permesso. Io avevo una grande offerta del Milan, ma non me la sentivo, non volevo andare via da Brema. Venne anche Capello a Brema per convincermi, lui era nel settore giovanile, ma io rimasi altri tre anni ma poi volevo andare in Italia, perché tutti i grandi giocatori andavano lì e io anche lo desideravo, oggi è diverso. La Roma mi ha convinto e volli andare a tutti i costi.

Inizio complicato, qualche infortunio, critiche.

Iniziai abbastanza bene, sia in Coppa Italia sia in Campionato, poi ebbi dei problemi muscolari sia in nazionale che nella Roma. Mi sono dovuto operare, forse sono tornato presto e c’era una pressione che in Germania non esisteva. Dino Viola mi stava vicinissimo, mi chiedeva come stavo anche mentre ero sdraiato sul lettino a curarmi. Sono stato criticato appena tornato, è normale, il primo anno non andò molto bene. Pensavo di tornarmene in Germania, ma il presidente fu chiaro perché credeva in me. E i 4 anni successivi sono andati benissimo.

Sei stato un’icona tra fine 80 e inizi anni 90. Strano per i romani innamorarsi di un tedesco, ma tu sembravi diverso dai tuoi connazionali

Devi giocare bene, questo è importante, quando non l’ho fatto mi hanno anche fischiato. Avevo una squadra intorno che mi permetteva di farlo con Giannini, Conti, Nela, Desideri. Abbiamo fatto quarti, quinti posti buoni.

Cucchiaio al derby, come ti venne?

Tiravo spesso i rigori, a volte metti la palla lì e non sai come tirarlo, è stata una scelta d’istinto. Poi ci ripensai negli spogliatoi e meno male che mi riuscì.

Prima di te, la Roma non vinceva il derby dall’83

Capii quant’era importante per i romanisti, in Germania non è così. Ho vissuto il primo derby e perdemmo 1-0 con gol di Di Canio, per me era normale ma capii dopo cosa significava. Per una settimana a Trigoria ci fu la polizia per i tifosi incazzati. Credo non sia cambiato molto ancora oggi.

1990/91, vittoria Coppa Italia, finale Uefa, meritavate di più?

Avevamo una squadra fortissima, raggiungemmo questi traguardi e quell’anno vinsi anche il Mondiale, io ero pieno di energia e fantasia. Siamo riusciti a vincere la Coppa Italia, contro la Samp campione d’Italia. Fu un bellissimo anno. Giocavamo queste partite sempre con tantissimi tifosi e belle coreografie, ma mi ricorderò sempre l’esultanza sul 2-1 per noi contro il Broendby nella semifinale di Uefa, bellissimo.

Poi sei andato via, al Marsiglia

Io non volevo andare via dalla Roma, ma sono sempre stato realistico e autocritico: il quinto anno alla Roma arrivò Boskov e presero Caniggia, la Roma mi fece capire che forse non avrei più giocato e con Boskov ci sarebbero stati dei problemi. Non mi sono scomposto, avevo tante offerte e scelsi il Marsiglia con il quale vinsi la Coppa dei Campioni. Dedicai quella vittoria anche ai tifosi romanisti perché gli anni con voi furono straordinari. Non dico mai sono mezzo italiano, ma mezzo romano. Sono sposato da oltre vent’anni con una romana, vengo spesso a Roma.

Boniek disse “Non è mai esistito un attaccante così forte come Voeller a Roma”

Con lui giocammo insieme solo un anno, per me è stato un onore. Coi compagni sempre buoni rapporti con tutti, spesso mi sento ancora con Tempestilli, con Conti. Ho visto Roma-Juve, ho incontrato Giannini.

Adesso doppio confronto con il Leverkusen per la Roma, come la vivi?

Il calcio e la vita sono incredibili, ora in pochi mesi prima la Lazio poi la Roma. Bella sfida, purtroppo in questo girone c’è il Barcellona e passare sia noi sia la Roma non è possibile. Siamo sullo stesso livello.

Cosa vuol dire per il Leverkusen qualificarsi con continuità alla Champions?

Traguardo economico e sportivo importantissimo, arrivare tra i primi 4 qui è eccezionale, vincere lo scudetto è impossibile quando hai il Bayern Monaco, un campionato tremendo. In Italia è diverso, c’è più equilibrio. Abbiamo uno stadio piccolo ma bello, elegante, sempre pieno. Abbiamo un appoggio importante con la Bayer che ci dà 25 milioni all’anno ma poi non abbiamo altro. Altre squadre fanno 3 milioni con una partita, noi neanche uno.

Rapporto con la Roma?

Bello. Ci incontriamo sul mercato, ogni tanto passano dei giocatori da qui a lì e viceversa, è normale. Con Baldini prima e Sabatini ora c’è un bel rapporto, ci sentiamo con Walter per scambiarci pareri e opinioni. Lui mi ha chiamato per Ruediger. Gli ho detto che è un bravo giocatore e che volevamo prenderlo anche noi, ma al tempo era ancora infortunato. Ruediger farà una grande carriera.

La Roma vuole costruire il suo stadio, che ne pensi?

La Roma ha investito alla grande quest’anno, ho visto la partita con la Juve, so che c’è qualcosa che non va con i tifosi. Il nostro allenatore è rimasto impressionato dal gioco e dallo stadio della Roma. Necessario per una squadra avere stadio di proprietà, noi con i Mondiali 2006 abbiamo avuto la possibilità di costruire e rinnovare gli impianti. In Italia ci sono quelli dgli anni 70 ancora, è terribile. Con tutto il rispetto dell’Olimpico per i tifosi è troppo lontano vedere il campo, sono contento vogliano farlo nuovo. La Juve ha capito subito bene com si fa, lo stadio è bellissimo ed è un grande vantaggio.

Un messaggio ai tifosi

Saluto i tifosi, mi perdoneranno se dico che il Leverkusen vuole passare il turno ma faccio il tifo per la Roma che vinca lo scudetto, è possibile qust’anno con la grande squadra che ha.