Carlo Verdone è da sempre un grande tifoso della Roma. L'attore e regista romano ha rilasciato un'intervista a Tuttosport, parlando di come è nata la sua passione giallorossa e raccontando un divertente episodio riguardante suo figlio, con il quale è spesso all'Olimpico a guardare le partite. Ecco le sue parole:
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Verdone: “Senza Totti gli spalti sono vuoti. Mio figlio rubò l’accappatoio di Candela il giorno dello scudetto”
L'attore romano: "Noi tifosi abbiano capito che Pallotta aveva in mente più che altro l’obiettivo di fare lo stadio"
Roma-Parma, eravamo 3-0 per noi e a un certo punto, a cinque minuti dalla fine, l’arbitro fece leggere allo speaker un annuncio per cui se fosse entrato qualcuno in campo prima del 90’ la partita si sarebbe dovuta rigiocare. Allora dall’altoparlante! “Vi preghiamo di non entrare sul terreno di gioco se no verrà ripetuta la gara!”. E giù pernacchie e ululati dagli spalti. Io tra me e me dicevo: “Ma questi so’ matti, stiamo a vince lo scudetto e questi rischiano col fuoco”. Dopo poco altro avviso e giù altre pernacchie. Io con quelli a fianco a me dicevo, “Aho, per mille scemi perdemo lo scudetto”. Qualcuno superò le linee del campo, ma l’arbitro fece finta di niente e la partita finì col tripudio. Io ero amico della famiglia Sensi per cui riuscii con mio figlio a entrare velocemente nello spogliatoio dove c’era un caos e una festa inenarrabile. Andai da Fabio Capello per dirgli “Roma voleva Cesare, oggi tu sei Cesare”. Lui aveva una camicia bianca, era bagnatissimo, seduto con la testa tenuta con la mano sulla fronte. Guardava fisso in basso. Io gli dissi: “Roma voleva Cesare, oggi tu sei Cesare”. E lui niente, non mi rispondeva. A un certo punto, preoccupato per la sua salute, gli dico: “Tutto bene?”. E lui: “Ma ti rendi conto che stavano per sospendere la partita per i soliti scemi che volevano entrare in campo...”. E si rimette giù con la testa. Intorno tutti i giocatori che saltavano, cantavano e ballavano. Allora dico a mio figlio: “Aoh, dobbiamo portarci via un cimelio”. C’era una confusione pazzesca e a un certo punto vedo un armadietto con scritto Candela. Dico, “Vabbè, dai, colpisci. Ma robba de calcio, eh, nun famo stupidaggini”. Allora mio figlio prese l’accappatoio di Candela, che era fradicio di champagne e ce lo portammo a casa. Non venne mai lavato e messo in una busta di plastica. Tempo fa la signora delle pulizie rimettendo a posto nei cassetti mi ha detto: "Signor Carlo, ma cosa è questa busta?". Io le ho risposto: “L’accappatoio di un gio- catore nel giorno in cui vincemmo lo scudetto”. E lei: "Ma è di Totti?". E io: "No, è di Candela". E lei: "Vabbè, allora lavamolo.
Quanto manca il calciatore Totti all’ambiente Roma?
Te ne accorgi anche dagli spalti, sono un po’ vuoti. Non so se Totti avrebbe aumentato gli spettatori. Certamente le squadre venute dopo non sono state competitive. E per noi romanisti la vendita di certi giocatori forti è stata disastrosa. Poi noi tifosi abbiano capito che Pallotta aveva in mente più che altro l’obiettivo di fare lo stadio. Per me la perdita di Salah è stata una cosa terribile. C’è una foto in cui io l’abbraccio in campo. Gli stavo dicendo “Oh, tu non te ne vai via da qua”. E lui m’ha fatto una faccia... Poi pure Szczesny abbiamo venduto, anche lui fortissi- mo. Quindi Alisson. Tutti quelli che abbiamo dato via hanno vinto Champions, scudetti e quant’altro. Insomma, abbiamo capito che la Roma non ha il budget della Juventus.
Come nasce il suo tifo per la Roma?
Si diventa tifosi di una squadra a seconda dell’influenza che hanno per te gli amici alle ele- mentari. La prima partita che vai a vedere diventi di quella squadra. Ricordo che il mio compagno di banco, che è il mio dentista, mi chiese se volevo andare a vedere la Roma con lui e sua mamma. Andai e di lì iniziò tutto. Lui era bravo a disegnare, vedemmo dei gol, e in terza elementare fece su carta quelle reti. Mio papà era di Siena per cui andava solo a leggere i risultati della serie C.
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