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Roma, Totti e Destro le armi anti-Juve

(di Alessio Nardo) Si torna da San Siro con un consistente carico d’amarezza e delusione. Si poteva vincere. Si doveva, forse. Se non altro perché di fronte c’era il Milan più piccolo degli ultimi anni. Squadra modesta, trascinata da...

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(di Alessio Nardo) Si torna da San Siro con un consistente carico d'amarezza e delusione. Si poteva vincere. Si doveva, forse. Se non altro perché di fronte c'era il Milan più piccolo degli ultimi anni. Squadra modesta, trascinata da un paio di uomini di qualità e da un minimo di furore agonistico. Quel furore che la Roma ha mostrato soltanto a sprazzi. Migliorare è d'obbligo sotto ogni punto di vista, in primis sul piano della mentalità. Accontentarsi dell'imbattibilità o di qualche record non è da squadra (e piazza) ambiziosa. Bisogna crescere e puntare al solo obiettivo che conta realmente: la vittoria. Ogni componente deve fare la propria parte. Anche la dirigenza, chiamata ad intervenire quanto prima sul mercato per consegnare a Garcia pedine che aumentino ulteriormente il tasso globale di fisicità e personalità. Altri Benatia, per intenderci.

La Juventus ora è a +5. Per qualcuno è già andata, fuggita, svanita. Ormai sola nel percorso che porta allo scudetto. Sarà in ogni caso fondamentale il risultato del prossimo 5 gennaio (scontro diretto a Torino), ma ancor più decisivo sarà il modo in cui i giallorossi affronteranno il nuovo anno. Garcia ha impostato un lavoro sano e positivo. Ora c'è da superare lo step successivo: ossia, il miglioramento graduale. Giorno per giorno la Roma dovrà crescere, per tentare di colmare il gap con chi è attualmente più forte. E' l'unica strada, l'unica via per sperare, un giorno, di ritrovarci al posto dei migliori. In cosa si può migliorare? Nella mentalità e nell'intensità di gioco. Servono più cattiveria e spietatezza all'interno dei novanta minuti. Poi ci vogliono i giocatori. I veri protagonisti che determinano in positivo o in negativo.

Per Garcia sarà necessario trovare un assetto chiaro e definitivo sul fronte offensivo. Francesco Totti, il centravanti titolare, è mancato per due mesi. A Milano ha riassaporato il gusto del campo, pur privo di una condizione atletica ottimale. Lui i gol li fa e li fa fare. Con lui la Roma segna e diverte. Lo dicono i dati: venti reti realizzate nelle prime sette giornate (con Totti in campo) solo undici nelle restanti nove (senza Totti). E le ali Gervinho, Ljajic e Florenzi, orfane delle meravigliose imbucate del Capitano, da inizio ottobre non hanno più segnato. Tanto che la Roma è pian piano sprofondata al quinto posto nella graduatoria dei migliori attacchi del torneo, dietro Inter, Napoli, Juventus e Fiorentina.

Poi, c'è Destro. Due spezzoni di gara, due gol. Dato emblematico: il centravanti serve eccome. Lo dice la storia del calcio e dell'attuale campionato. Guardate le altre big: nella Juve c'è Tevez che ha segnato dieci gol, Higuain del Napoli è a quota otto (così come Callejon), la Fiorentina vanta il capocannoniere del torneo Pepito Rossi con tredici reti, l'Inter porta in dote le nove gemme di Rodrigo Palacio. Nella Roma, i Re del gol sono Alessandro Florenzi e Kevin Strootman: quattro centri a testa. Un dato paradossale, se pensiamo che persino i goleador principi di Torino, Genoa, Sassuolo, Verona, Parma, Atalanta, Sampdoria e Livorno hanno fatto meglio. Al di là di quanto dica il risultato del Meazza, la "svolta" serve più in attacco che in difesa. Dietro il rendimento resta altissimo, soprattutto in presenza dei due centrali titolari Benatia e Castan. Bisogna creare e segnare di più. Totti e Destro, in tal senso, costituiscono le armi ideali per il futuro immediato.