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Roma, dall’allenatore allo stadio: c’è un futuro da programmare

Marco Di Cola
Marco Di Cola Collaboratore 

Tra gli aspetti più delicati da sistemare, c'è ovviamente quello societario. Poche squadre al mondo possono "vantare" un organigramma snello come quello della Roma a cui manca un CEO, un direttore tecnico e un direttore generale. In città spesso si dice che quando ci sono "troppi galli a canta' non se fa mai giorno", ma rispondendo per le rime di potrebbe dire che se "il gatto non c'è (o è in America) i topi ballano". E il gatto a Trigoria da troppo tempo è uno solo, di cui non si conosce la voce e che troppo spesso è lontano da casa. Dan non si vede nella Capitale dallo scorso 18 settembre (giorno dell'esonero di De Rossi) e allo stadio da esattamente un anno. L'ultima volta è stata il 17 marzo 2024 contro il Sassuolo. Inoltre, da tempo alla Roma manca un'ossatura chiara, con persone competenti e che ricoprono i giusti ruoli all'interno della società. Una struttura che consenta al club di non dover ripartire ogni volta da zero ma che permetta invece, di portare avanti progetti strutturali a prescindere dai risultati stagionali. Perché si sa, a volte ti può andare bene, a volte male. Ma è la programmazione, l'ambizione e la presenza di una società forte a fare la differenza. I risultati arrivano in campo ma per raggiungerli c'è bisogno di una Roma forte, anche e soprattutto fuori dal terreno di gioco.