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Parcheggi, multe e pioggia: cronache di un Olimpico impossibile – FOTO

Francesco Balzani

Intorno all’Olimpico le cosiddette aeree di parcheggio sono state decimate. Niente accesso dalla discesa del Don Orione lato Trionfale e nemmeno in quella che ti accoglie una volta arrivato da Ponte Milvio. “Non si può, mi dispiace”, ti dice educatamente uno dei tanti vigili urbani. Rimetti in moto, e inizi a circumnavigare lo stadio alla ricerca di uno spazio, di un pertugio. Fa caldo, forse hai 75 anni o magari hai due bambini in macchina. Chiaramente di parcheggi a pagamento coperti in stile Bundesliga o Liga manco a parlarne mentre in Inghilterra allo stadio ci si va direttamente in metro. Dopo dieci “No, qui non si può. Mi dispiace”, ci si arrende. “Ok, parcheggio in centro e mi faccio 2 chilometri a piedi”.

Anche se ho 75 anni, anche se ho due bambini senza passeggino (visto che non esiste un deposito all’entrata come nei migliori stadi d’Italia). E qui accade l’incredibile. “Non sa dove parcheggiare, la metta lì sul marciapiede”. Il consiglio non arriva da un barista, ma da un vigile. Il marciapiede è quello che separa Viale Angelico da Lungo Tevere. Quindi se da alcune parti non si può parcheggiare civilmente, una volta usciti dall’aerea sacra ognuno può fare come vuole. Ma non è finita.

Una volta saliti sul marciapiede rischiando di spaccare la coppa dell’olio e quant’altro ecco una voce ancora meno rassicurante. “Ora dammi due euro”. E’ un parcheggiatore abusivo, intorno a lui 3-4 ragazzini di etnia rom. “Ah non me li dai, vabbè allora dopo vediamo”, dice lanciando un’occhiata furba a uno dei ragazzini che vivono dentro una roulette nel parcheggio adiacente (che occupa peraltro 3-4 posti regolari). Nel frattempo vicino a lui passa una volante, ma non si ferma. Pagati i due euro inizia la maratona verso lo stadio: due chilometri interrotti da 2 prefiltraggi, controlli e quant’altro. Ti passa la voglia, e hai regalato pure 2 euro.

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