Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, è intervenuto ai microfoni dell'emittente radiofonica "Radio Radio", riguardo la protesta dei tifosi di Roma e Lazio per la divisione della curva Sud e Nord dello stadio Olimpico e le multe per i cambi posto all'interno del settore.
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Gabrielli: “Se l’atteggiamento dei tifosi non cambia vedremo molti derby senza curve”
"Per domenica non sono sereno perché purtroppo so che determinati soggetti hanno intenzioni di fare cose certamente non positive. Mi auguro che tutto rimanga nei confini di una protesta civile"
Com’è che è diventato il nemico numero uno degli ultra della Roma e della Lazio?
A volte dico che questo è anche il prezzo del biglietto. Chi ha compiti di responsabilità, laddove se le assume, poi alla fin fine può diventare oggetto di queste contumelie. La cosa che mi dispiace è duplice: una è perché io non sono arrivato qui il 2 di aprile con la mia prima preoccupazione quella di saldare le due tifoserie in una sorta di patto contro il prefetto; io sono arrivato e c’erano delle indicazioni da parte della task force sulla sicurezza delle manifestazioni sportive. Ci era stata fatta una proposta dal Questore che abbiamo vagliato.
Non esistono regole all’interno dello stadio. Ho ricevuto delle lettere da tifosi che mi dicevano che nella curva da 8700 posti c’erano punti dove non si riusciva a vedere la partita. Poi se le Curve diventano luoghi da 11mila persone credo che non possa andare. I comportamenti sono mutuati rispetto alle situazioni. Le barriere non le abbiamo fatto di cemento armato. Se nelle curve ritorna un comportamento corretto, che non significa stare zitti, possiamo anche trovare una soluzione.
Ieri sera mi sono visto un po’ di calcio internazionale. La gente negli stadi d’Europa sta seduta, non occupa le vie di fuga, non ci sono immagini che vediamo nelle curve nostrane e nelle curve della capitale. In questo Paese il concetto della responsabilità è poco frequentato e poco utilizzato, io sono responsabile in ciò che avviene nei luoghi di pubblico spettacolo. Ho una responsabilità giuridica e morale. A chi si straccia le vesti per i nuovi provvedimenti: ma se in curva ci fosse stato un morto a chi andremmo a chiedere conto? Sicuramente daranno conto a me, così dice la legge. Mi sembra un po’ surreale che nel momento in cui nella nostra città il sostantivo capitale diventa l’aggettivo per qualificare la mafia noi ci attardiamo al fatto che un numero ‘x’ di persone si rifiuta di entrare nello stadio per l’introduzione di regole. Mi sembra tutto paradossale.
Ci è arrivato un messaggio: “Hai distrutto una curva nata nel 1900. Non entreremo più allo stadio, hai fatto un danno incalcolabile”
Eh vabbè.
Anche i media hanno fatto qualche danno?
Io credo che i mezzi d’informazione non vanno accusati. Mi sembrerebbe un modo scorretto di rappresentare la realtà. Il vizio di fondo di tutta questa vicenda, il punto di difficile conciliazione sta nel fatto che qualcuno considera quello spazio come proprio. Quello è uno spazio che è un luogo di pubblico spettacolo. Volente o nolente è sottoposto alla legge e alle regole. Come riferimento ai comportamenti che si tengono è in capo alla responsabilità a dei soggetti che viga il principio che va tutto bene finché non succede niente, questo è un paese del Cinema Statuto. E’ il paese nel quale si tengono determinati comportamenti, poi muoiono 30 persone nel cinema perché rimangono bloccate, e solo dopo la gente fa regole e si straccia le vesti. Perché non fare le regole prima? In questa vicenda io ho condiviso una scelta. C’è un documento dell’aprile 2014 che parla del sezionamento dei settori come misura per gestire la sicurezza all’interno degli stadi, un documento del Ministero dell’Interno. C’è una proposta specifica del Questore che è stata inoltrata al comitato di ordine e sicurezza pubblica che io ho condiviso, e non intendo sottrarmi alla mia condivisione. Possono esser anche spazi propri, ma nel rispetto della legge. Il rispetto non di una legge fine a se stessa, ma che in primis ha ad oggetto l’incolumità delle persone che stanno dentro. Quando in una curva che a malapena può contenere 7500 persone ce ne sono 11 mila, ne va la mia coscienza provvedere. Ma questo è il paese nel quale tutto va bene. Poi avviene il fatto e in maniera assurda si va a ripercorrere cosa è stato fatto, o chi non ha fatto nulla.
Stanno arrivando anche messaggi di complimenti
Il tema dell’incolumità, di creare delle condizioni per ripristinare delle regole, è solo per riportare il tifo del calcio allo stadio. Sembra quasi che ci siano delle persone che siano portatrici esclusive del tifo. Gli altri settore dello stadio, le persone che vanno a tifare la squadra in altri punti dello stadio sono tifosi di serie B? Sono persone che non hanno a cuore il destino della loro squadra? Il tifo ha solo una connotazione geografica particolare? E’ anche un’offesa agli altri tifosi. Trovo immorale far impiegare 1700 uomini per una partita di calcio quando ci sono altre aree della città che non vedono una volante neanche pagandola di tasca propria. Tutto questo avviene perché purtroppo questa città ci sono ancora manifestazioni di tifo violento, le pungicate, gli accoltellamenti che ormai non ci sono più in gran parte di Europa e ci sono a Roma. Iniziamo a invertire l’ordine dei fattori. Dimostrateci nei fatti che il tifo è solo una partecipazione passionale a un evento sportivo e io per primo sono disposto a rivedere determinate posizioni. Le barriere non le abbiamo costruite con il cemento armato né per essere inamovibili, le abbiamo messe perché chiaramente abbiamo fatto seguire dei provvedimenti a dei comportamenti. Dimostrateci che tutto questo è superfluo. I più grandi fautori della pace sono i militari perché alla fin fine in guerra ci vanno loro. Io ho tre figli che tra un po’ chiederanno di cambiare il cognome per le contumelie che si sentono sui social. E tutto questo nasce a garantire la sicurezza per le persone che fanno del mio cognome l’obiettivo dei peggiori insulti.
Per domenica dobbiamo avere in qualche modo un po’ paura?
Io a pari suo non sono serenissimo, purtroppo anche lo scorso derby che è stato fatto senza barriere e non c’era nessuna questione in ballo, abbiamo impiegato 1700 uomini e ci sono stati accoltellamenti, incidenti a ponte Milvio, cariche. Questo è il tifo che dal mio punto di vista non solo allontanerà le persone per bene dallo stadio, non solo caricherà sui cittadini un onere ormai non più sopportabile, porterà la radicalizzazione dei confronti. Io spero prevalga il buon senso, ma noi ci stiamo attrezzando e gestiremo come al solito e al meglio delle nostre responsabilità. Poi tireremo le somme. Se questi signori pensano che l’unica logica sia solo quella dello scontro sono destinati a farsi del male e a rimanere in questa situazione.
Ciò che sta accadendo a Roma è la punta dell’iceberg di come lo stato ha affrontato la violenza negli stadi dall’indomani dell’uccisione dell’ispettore di polizia Raciti. C’è stata l’invenzione della tessere del tifoso che è diventato lo sfollamento degli stadi. Mi sono visto sequestrare tappi di bottigliette però poi entra di tutto, abbiamo visto volare petardi e bengala. Perché criminalizzare migliaia di tifosi? Bisogna anche tutelare il diritto dei tifosi che non possono essere criminalizzati se vano in un settore. 167 euro di multe per chi cambia posto non è giusto. A coloro che hanno acquistato gli abbonamenti di Roma e Lazio prima dei provvedimenti e ora sono costretti a cambiare posto per le barriere, cosa risponde?
Potrei anche cavarmela dicendo che sottoscrivo tutto quello che lei ha detto. Io continuo a sostenere che la stragrande maggioranza di queste vicende siano questioni di carattere culturale. Nelle aule di giurisprudenza ci hanno insegnato che la legge segue i fatti. Il grande limite è quello di delegare completamente a misure repressive, che per loro natura sono provvedimenti che hanno il fiato corto. Per poterle rendere meno invasive serve che la maggioranza silenziosa si faccia sentire. Le persone che vanno allo stadio per vedere la partita e per sfogare la repressione di una intera settimana, anche insultando perché è giusto farlo, possono farlo ma senza violenza e repressione. Frange più appassionate dei tifosi capitoli? Basta, ci sono frange che vanno molto al di là dell’illegalità. La curva è solo un ottavo dello stadio. Tutto questo, il tifo bello di Roma cosa centro con la violenza? Questi soggetti devono essere emarginati, isolati.
Quindi non è sereno nemmeno lei per domenica?
Io non sono sereno perché purtroppo so che determinati soggetti hanno intenzioni di fare cose certamente non positive. Ho l’obbligo anche qui per chiarezza di dire le cose come stanno. Direi una cosa non vera se dicessi che per domenica sarà tutto apposto e tutto in ordine. Io auspico, mi auguro, anche come inizio di una ripartenza, che l’appuntamento di domenica rimanga nei confini di una protesta civile. Purtroppo l’esperienza ci insegna, penso all’ultimo derby quando non si parlava di divisioni e ci sono stati accoltellamenti. Le pungicature sono anche il pretesto per cose più gravi. Per fortuna non giocheremo di notte, ma anche qui, perché dobbiamo privare i tifosi di vedere una bella partita in notturna? In questi contesti noi dobbiamo avere un occhio attento nel profilo repressivo, io mi rivolgo alla maggioranza silenziosa che dovrebbe dire basta a questi soggetti che sono una esiguissima minoranza. Questi creano il nemico, che ora sono io che ho distrutto 115 anni di storia. Di fronte a queste rappresentazioni anche il buon Carminati impallidisce. Torniamo all’epoca dove non ci sono dissidi tra curve, noi questo vogliamo.
A me sembra che ci sia un po’ di accanimento nei confronti di questa città. I provvedimenti dello stadio perché si fanno solo a Roma?
In questa città tutto quello che avviene lo si legge nella maniera più negativa. Io sono convinto del contrario, questa città ha enormi possibilità, ma per fare questo bisogna marginalizzare le cose. Per recuperare come cittadini di questa città l’orgoglio di essere la Capitale, dobbiamo fare uno sforzo in più perché tutto quello che c’è di negativo deve succedere a Roma, Noi dobbiamo marginalizzare le situazione. Le norme dello stadio non sono per arrecare danno alla città. L’interesse primario è che le condizioni e il clima siano tra i più sereni. Ma le regole ci sono e si devono rispettare.
Potete dare una scadenza sulle barriere e dire “se le cose andranno meglio entro un periodo di tempo, si cambierà”? Lei ritiene che l’informazione a Roma e il fenomeno non sempre educativo delle radio romane possa aver contribuito a creare questa situazione?
Il prefetto Serra con la sua solita saggezza da romanista e da uomo di istituzione l’ha detto chiaramente: Il prossimo campionato decideremo se ci potranno essere nuove soluzioni. L’informazione per quanto possa essere faziosa o non corretta non ha influito sulla vicenda. Ognuno ha libertà d’informazione. Il poter dire la propria credo che attenga all’essenza stessa della democrazia. Questa situazione non è stata gestita sapientemente da parte delle società, soprattutto dalla Roma. Noi abbiamo comunicato queste direttive una settimana dopo la conclusione del campionato scorso. Invece di entrare in una logica di un rapporto corretto con la propria tifoseria, hanno immaginato che quella fosse una comunicazione che potesse avere un diverso esito. Qualcuno ha pensato più a far fare telefonate che a rapportarsi con la tifoseria. Si è subito ma non si è fatto nulla. Dal subire passivamente la cosa, bisognava far in modo che ciò fosse meno impattante per la tifoseria che va in Curva a sostenere la squadra.
Perché non si riesce a colpire singolarmente? Sappiamo tutti che c’è il discorso del nuovo stadio della Roma. Lei ha avuto modo di guardare il progetto? La curva sarà di 14mila spettatori.
Esiste una disposizione che i settori non possono essere superiori ai diecimila. Mi sembra complicato in uno stadio che avrà capienza 60mila posti avere una curva di 14mila. Faranno la curva a castello. Non ho visto la specifica dello stadio, ho visto l’impianto complessivo e ho giudizi positivi. Chi lo ha progettato e immaginato ha testa, anche dal punto di vista dell’impatto sulla viabilità. Io auspico che questa soluzione possa trovare una positiva conclusione. Quando gli impianti sportivi sono concepiti per il calcio favoriscono tutto il resto. Riguardo la prima domanda, è ovvio che la cosa migliore sarebbe quella di distinguere le mele marce da quelle sane. Purtroppo ci sono contesti dove le mele sane coprono quelle marce.
Nel pomeriggio il Prefetto ha rilasciato un’altra intervista, questa volta ai microfoni di Sky Tg24. All'emittente satellitare Gabrielli ha parlato della possibilità che domenica si verifichino disordini durante il derby, per la protesta delle tifoserie contro le misure restrittive previste per le curve: “È ovvio che stiamo prendendo in considerazione che ciò possa avvenire. Da un lato la risposta sarà repressiva per tutti i comportamenti lesivi dell'ordine pubblico e della sicurezza, tutto questo poi inevitabilmente andrà a restringere gli spazi di dialogo e confronto. Ognuno di noi non è responsabile solo delle proprie azioni, ma è responsabile anche delle comunità in cui vive.
Lo stadio, per quanto qualcuno lo consideri una zona franca, è un luogo di pubblico spettacolo. Nulla di tutto questo ha carattere punitivo, ha il carattere precipuo di affermare, anche nelle curve, il rispetto delle regole - ha aggiunto il prefetto di Roma, parlando delle misure restrittive introdotte nelle curve dello stadio Olimpico -. Ho condiviso e continuo a condividere queste misure, continuo a sostenere che solo se ci sarà un diverso modo di atteggiarsi del tifo potranno essere riviste, ma non si pensi che il gioco sia del tipo 'non rientriamo finché non togliete le barriere'. Se questo è l'atteggiamento, di derby senza curve ne vedremo in maniera industriale”.
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