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Friedkin riapre le trattative per la Roma, ma ci sono tre nodi da sciogliere. E Pallotta riflette

La valutazione del club è l'aspetto cruciale della trattativa. L'accordo da 750 milioni è saltato, ma il presidente romanista aspetta e spera in una risalita della quotazione

Valerio Salviani

Dan Friedkin non ha ancora scaricato la Roma. Si riparte da qui. Secondo gli ultimi aggiornamenti, ieri il magnate texano avrebbe raggiunto Pallotta telefonicamente per far sapere di essere ancora interessato all'affare, anche se le condizioni sono inevitabilmente cambiate. La nuova valutazione da dare alla società è il nodo principale che i due imprenditori dovranno sciogliere per raggiungere un nuovo accordo. I giallorossi sono stati a un passo dal diventare la società con la più alta valutazione mai avuta in Italia. Ora la strada per la fumata bianca è tutta in salita.

Dan Friedkin vuole ancora comprare la Roma. Pallotta ci pensa

In Italia è tempo di scelte cruciali. Il campionato di calcio potrebbe ripartire a giugno. Il sì alla ripresa della Serie A pesa tanto sulla bilancia dell'affare. Con perdite ridotte e il settore che si muove di nuovo, la valutazione della società può riprendere quota. Inoltre, come annunciato dalla sindaca Raggi, a breve si avrà l'esito definitivo sullo stadio. Bocche cucite in Campidoglio, ma come ha spiegato l'architetto Dan Meis a Forzaroma.info: "Sarà un asset cruciale anche per i futuri investitori". Per questo motivo al momento Pallotta non ha dato risposte definitive a Friedkin. In un mese potrebbe cambiare tutto.

L'indebitamento della Roma spaventa, ma c'è la strada per uscirne

L’indebitamento finanziario netto al 31 marzo 2020 è pari a 278,5 milioni di euro, in crescita di 57,9 milioni di euro rispetto al 30 giugno 2019. Una situazione che ha costretto il club a convocare una nuova assemblea degli azionisti per il 26 giugno. I dati non descrivono un futuro in discesa, ma la perdita era già stata messa in conto con la due diligence fatta dal Fredikin Group tra dicembre e febbraio. Il piano per il rientro prevedeva lo sfruttamento del brand con l'aumento dei ricavi, ma il Covid-19 ha bloccato i progetti. Il marchio Roma continua comunque ad avere un potenziale importante, come sottolineato a La Gazzetta dello Sport dal Global Head of Sport di Kpmg Andrea Sartori: "E' un marchio con un appeal che pochi altri in Europa hanno. Già solo perché rappresenta Roma. Il vero fallimento di Pallotta è nei ricavi commerciali". Per uscire dall'impasse è necessario che il presidente giallorosso abbassi le pretese, cedendo a una cifra più bassa da quella che aveva preventivato.

Costi alti, la Roma costretta a vendere

A garantire la continuità aziendale c'è sempre l'asset principale, il parco giocatori. La Roma americana attinge dalle cessioni dei pezzi pregiati da sempre. Le plusvalenze continueranno a essere il mantra anche in futuro. Petrachi è atteso da un lavoro cruciale per il club. Durante la quarantena il ds si è ritirato a vita privata, staccando la spina. Ora è tornato sul pezzo, vive Trigoria giornalmente e progetta le prossime mosse. Schick è la cessione più facile da realizzare, ma gli esuberi da piazzare sono tanti e pesanti. Da Florenzi a Karsdorp, passando per Jesus, Perotti e Pastore. Contratti alti, valutazioni ai minimi storici e poca voglia dei diretti interessati di spostarsi da Roma. Ma cedere gli esuberi sarà fondamentale per proteggere i pezzi grossi, Zaniolo e Pellegrini in primis. Per curare il rosso e sanare il bilancio della società non è escluso che si debba ricorrere al loro addio.