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Digne: “Totti e De Rossi sono due leggende, sono loro che portano il gruppo in alto”

"Oggi è raro incontrare giocatori che hanno passato tutta la loro carriera in un’unica squadra. Totti rappresenta il club, e il club lo rappresenta. All’estero se dici Roma pensi a Totti, e se dici Totti pensi alla Roma"

Redazione

Il terzino giallorosso, Lucas Digne ha rilasciato un'intervista alla rivista So Foot Club, nella quale parla della sua esperienza in giallorosso.

La Roma ha licenziato Garcia, l’allenatore che ti ha portato in giallorosso…

Sono venuto qui a Roma per il club e per il progetto che mi hanno mostrato, non solo per l’allenatore anche se ha svolto un ruolo importante nel mio arrivo. Il suo addio? Sono cose che succedono nel calcio, ma è certo che Garcia è importante per me.

Sia con Garcia che con Spalletti tu hai giocato tutte le partite, anche quelle importanti contro Barcellona e Juventus. E’ importante per te?

Giocare tante partite di fila, ritrovare il ritmo è davvero importante. Quando affronti in partite di Champions Messi e Suarez, è allora che inizi a crescere come giocatore. Si può migliorare solo se si gioca contro i migliori.

Come ti sei integrato nello spogliatoio?

Il primo giocatore che ho incontrato è stato Francesco Totti. Ridendo disse agli altri giocatori di lasciarmi in pace. Il gruppo è caldo, mi sono integrato bene. Inoltre sono l’unico a parlare francese insieme a Vainqueur e Pjanic, ma siamo come una grande famiglia e facciamo cene e stiamo tutti insieme. Alcuni parlano inglese e ciò mi ha aiutato ad integrarmi; non parlo ancora italiano ma ho imparato alcune frasi di base.

Giochi con due leggende viventi, Totti e De Rossi…

Oggi è raro incontrare giocatori che hanno passato tutta la loro carriera in un’unica squadra. Totti rappresenta il club, e il club lo rappresenta. All’estero se dici Roma pensi a Totti, e se dici Totti pensi alla Roma. De Rossi è simile, hanno un attaccamento incredibile alla squadra, questi sono gli uomini che portano il gruppo in alto.

A Parigi non hai giocato quanto speravi. Che rapporto hai con Maxwell, che era il titolare nel tuo ruolo?

"Ho un ottimo rapporto con lui. Mi ha dato molti consigli, è davvero il compagno di squadra modello. Arrivava al campo di allenamento prima di tutti, un vero professionista. Non è un caso che attualmente giochi a questi livelli, ha una condizione fisica migliore di tanti giovani".

Hai rimpianti degli anni  Parigi?

Sinceramente no, ho vinto sette trofei lì, tra cui un poker storico e ho dei bei ricordi. Pur sapendo che Maxwell sarebbe stato titolare, avevo firmato nuovamente con il Psg, questo mi ha permesso di crescere e di andare poi a giocare in un club come la Roma.

Parli come di un rapporto finito, non ti senti del Psg?

Oggi indosso la maglia della Roma e sono romanista. Mi concentro su dove sono, non mi proietto sul futuro. Io adesso sto al 100% con la testa alla Roma.

In un'intervista a una radio romana hai detto che vorresti rimanere alla Roma...

Non ho detto esattamente questo, le mie parole sono state distorte. Ho detto che non dipende da me, ma che mi piace stare qui.

Dieci anni fa hai iniziato a muovere i primi passi nel settore giovanile del Lille. Cosa ricordi di quella esperienza?

La mia squadra dell'epoca, l'US Crépy-en- Valois, mi fece partecipare a un provino per il Lille e mi presero. I dirigenti conoscevano già la mia famiglia, visto che avevano ingaggiato anche mio fratello Mathieu. Mio ​​padre pensava che il progetto che il club messo in atto era perfetto per noi e che il loro centro di formazione sarebbe stata la cosa migliore per avere successo."

E tuo fratello?

Gioca ancora a calcio, in un club dilettante. Quando era nell'Under 18 ha avuto molti infortuni ed è stato difficile per lui tornare in campo

La stagione 2013/14 è stata ricca di soddisfazioni. Il trasferimento al PSG e la prima convocazione in nazionale...

Sì, è stato qualcosa di incredibile. Ero a casa con mia moglie e improvvisamente ho

ricevuto molti messaggi di congratulazioni sul telefono. E allora ho capito (ride, ndr).

Francamente, non avevo guardato la lista dei convocati perché non me lo aspettavo affatto, anche se me lo sentivo.

E quattro mesi più tardi, la chiamata per i Mondiali in Brasile...

E' stato pazzesco (ride, ndr). A differenza della mia prima convocazione, quella volta rimasi incollato alla TV ad attendere l'annuncio della lista dei convocati

assieme a mia moglie e ai miei genitori. Il ct non ci avvisa prima se siamo convocati o meno, lo veniamo a sapere contemporaneamente. E' stato un peccato aver perso

contro la Germania, avremmo potuto fare di meglio. La partita che giocai al Maracanã

(contro l'Ecuador nella fase a gironi, ndr) fu un'esperienza pazzesca. Era la prima volta che giocavo titolare in Nazionale, nella prima partita del Mondiale e per di più in Brasile, il paese del calcio. Cosa chiedere di più?