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Dieci anni di Roma, dai capitani alla storia: ecco le coreografie della Sud più belle del decennio

Matteo Falanesca

Roma-Genoa 3-2

28 maggio 2017

Una città ai piedi dell’ultimo imperatore. Francesco Totti lascia il calcio giocato, costretto ad abdicare. Un calcio, il suo, celestiale del quale hanno goduto solo i tifosi della Roma. Con la coreografia nella sua ultima partita, la Curva Sud lo ha identificato con l’oggetto stesso del proprio amore e della propria passione, conferendogli una carica che mai prima di lui era stata ricoperta da altri giocatori e mai, forse, lo sarà di nuovo. “Totti è la Roma”, il messaggio scritto a caratteri cubitali nella fascia centrale a sfondo giallo, delimitato da due bande di colore rosso e arancione. Tutto l’Olimpico piange, tutto lo stadio canta “C’è solo un capitano” e la gara non è ancora cominciata. La partita potrebbe anche non iniziare mai, anzi per molti sarebbe meglio che il tempo si fermasse lì. Inevitabilmente passa tutto in secondo piano, dai tre punti da conquistare per entrare direttamente in Champions fino al rapporto ormai insanabile tra la tifoseria e Spalletti. Roma-Genoa finisce 3-2 con l’apoteosi finale al gol allo scadere di Perotti ed è una partita dai mille significati, oltre che dalle infinite emozioni e non solo per l’addio del numero 10 per eccellenza. Il 28 maggio 2017 inizia la cavalcata storica che ha portato la Roma a giocare per la finale di Champions e i tifosi giallorossi a toccare il cielo con un dito anche se per pochi istanti. Termina la partita e tutti i settori dell’Olimpico si colorano, grazie a dei cartoncini che la società aveva sistemato sui seggiolini. Totti legge il suo discorso, mentre si innalza il coro: “Noi non ti lasceremo mai”. Si torna a casa, con il sentore che qualcosa sia cambiato. Un vuoto riempie lo stomaco di tutti i tifosi della Roma e non solo, difficilmente potrà essere colmato.

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