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Decreto crescita, società nei guai: la Roma rischia di perdere 9 milioni

LaPresse

L'Agenzia delle Entrate ha definito infatti 'non operativo' il bonus che dal 2019 stanno sfruttando i club italiani

Redazione

Scenari allarmanti a livello economico per il calcio italiano e per la Roma. L'Agenzia delle Entrate ha fatto sapere tramite una circolare di non ritenere più valido il bonus del 'Decreto Crescita' in quanto quest'ultimo non può essere applicato finché non verrà emesso il decreto attuativo. Cadrebbe così al momento il risparmio sulla tassazione per gli ingaggi dei calciatori arrivati in Italia dal 2019 ad oggi, risparmi che per la Roma - riporta Sky Sport - sono quantificabili nell'ordine dei 9 milioni di euro, terza squadra italiana ad aver beneficiato di più del bonus dopo Inter (18 milioni) e Juventus (17 milioni). Una cifra che il club giallorosso, come le altre società, potrebbe addirittura dover restituire allo Stato.

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Cosa è il decreto crescita e cosa rischiano ora i club

Dal maggio del 2019 il 'Decreto Crescita' prevede il risparmio del 50% dell'ingaggio sui contratti dei giocatori e degli atleti che rimarranno in Italia per almeno due stagioni e che nei due anni precedenti erano stati fuori dal nostro Paese. In una postilla del provvedimento veniva evidenziata la necessità di emanare un decreto attuativo per consentire il versamento di una piccola somma - lo 0,5% dell'ingaggio lordo - destinata a un fondo per il calcio giovanile. Dal momento che manca proprio questo decreto attuativo che disciplini la modalità con cui questi soldi debbano essere versati, l'Agenzia delle Entrate ha definito 'non operativo' il bonus stabilito dal decreto crescita. La scadenza più importante è fissata per il prossimo 28 febbraio: se non dovesse essere emanato per quel giorno il decreto operativo in teoria le società dovrebbero restituire tutti gli sconti di cui hanno beneficiato e se non dovessero farlo entro quella data potrebbero andare incontro a delle sanzioni.