Ha lasciato la Roma senza rimpianti. Stanco e svuotato dal dualismo con Totti e dalle polemiche con un ambiente esasperante. Il destino a volte ha fretta di presentare il conto. Spalletti sabato sera tornerà da avversario nello stesso stadio che lo ha osannato e poi scaricato a suon di fischi alla fine di un rapporto che aveva logorato un po’ tutti. Lui in primis. E’ nella gestione Totti che si è aperta la frattura tra Spalletti e il mondo Roma. E’ nel rapporto sempre più complesso e meno comprensibile con la stampa che ha cominciato a far intravedere i primi segnali di insofferenza. E’ lì che è maturata la decisione di andare. Spalletti e la Roma si sono consumati. A vicenda. Non prima di essersi tolti piccole e grandi soddisfazioni, ma anche di aver toccato il fondo. Perché a grandi slanci hanno anche fatto da contraltare ferite profonde. Dalle dolci notti di Lione e Madrid in cui la Roma elimina Olympique e Real dalla Champions, allo storico e umiliante 7-1 contro il Manchester United.
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Dalla gestione Totti alla stampa “sfigata”: il ritorno a Roma di Spalletti
Luciano era tornato per portare a termine un lavoro ma se ne è andato troppo in fretta in preda ad inquietudine e insofferenza “ripiegando” sull’avversario dei suoi anni migliori
Quando il primo Spalletti arriva a Roma, scrive Cuppini su repubblica.it, nel 2005 ha il compito di tirare fuori la squadra dalle ceneri. Una squadra vittima di scelte sbagliate da parte della società e incapace di uscire dal tunnel della mediocrità di 3 ottavi posti consecutivi. Suo il merito di aver saputo adattare le caratteristiche della rosa al 4-2-3-1 (poi divenuto marchio di fabbrica), quello di aver inventato Totti “falso nueve” in una gara a Genova contro la Samp facendogli riscoprire una seconda giovinezza (nel 2007 con 26 reti il Capitano vince la Scarpa d’Oro), e Perrotta nel ruolo di incursore, dando riconoscibilità al gioco della Roma nel mondo. Contro l’Inter di Mancini che Spalletti si è preso le maggiori soddisfazioni in giallorosso: due Coppe Italia (’06/’07 – ’07-’08) e una Supercoppa italiana (2007) che poi sono anche gli ultimi trofei alzati a Trigoria.
Ma se per molti anche i numeri hanno una poetica, gli argomenti non mancano di certo al tecnico toscano. Durante la sua esperienza a Roma infatti, ha collezionato 425 punti in 212 partite (2 in media a partita): meglio di colossi come Liedholm e Capello ma anche del triennio targato Rudi Garcia. Luciano era tornato per portare a termine un lavoro ma se ne è andato troppo in fretta in preda ad inquietudine e insofferenza “ripiegando” sull’avversario dei suoi anni migliori. Sabato tornerà per sfidare la sua ex. Stavolta non c’è nessun trofeo in palio. Ma tanta voglia di dimostrare cosa poteva essere e non è stato. Quello sì.
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