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Bellinazzo (Il Sole 24 Ore): “Senza stadio la Roma non potrà crescere a livello di fatturato”

"La Roma non può puntare solo sulle plusvalenze, perché Sabatini non può garantire altri duecento milioni nei prossimi quattro anni. Bisogna fare altro e trovare dei ricavi certi come il nuovo stadio"

Redazione

E’ intervenuto ai microfoni dell’emittente radiofonica “Retesport”, il giornalista de “Il Sole 24 Ore”, Marco Bellinazzo.  

Una riflessione sulla Roma?

Ho avuto modo di incontrare Baldissoni, mi ha fatto un’ottima impressione, mi sembra uno dei pochi dirigenti italiani che ha le idee lucide su cosa fare. Non posso dire nulla su quello che ha detto, ma avrei potuto scriverci sopra setto-otto articoli.

La Roma è a un crocevia della sua stagione e della sua storia. Si è letto in questi giorni dei problemi di finanziamento per i 250 milioni di opere pubbliche e di un rallentamento rispetto all’iter previsto alla legge degli stadi. Arrivare a realizzare quel progetto, al di là delle opportunità di farlo o meno in quella zona, è fondamentale per un club come la Roma che ha raggiunto un buon livello ed è stata ricostruita dall’amministrazione americani in termini societari. La Roma è arrivata a raggiungere un livello di fatturato (poco meno di 100 milioni) che senza stadio non riuscirà ad innalzare. Il livello dei costi è ancora troppo alto, tanto che la Roma ha chiuso a -41 milioni il bilancio del 2015 pur partecipando alla Champions. Quello che tiene in pedi la Roma è il patrimonio della rosa. Sabatini è riuscito in quattro anni a produrre 190 milioni di plusvalenze, ad arricchire una rosa che quando sono arrivati valeva 40 milioni. La rosa è la riserva della Roma, per evitare di attingerci serve la costruzione dello stadio, attingere a nuovi canali di ricavo e potenziare l’area commerciale.

Baldissoni ha parlato più volte di questi 190 milioni di plusvalenza. Perchè bisognerebbe obbiettare a un tifoso che può pensare che al presidente importi solo delle plusvalenze rispetto agli obiettivi di squadra? Se l’operazione stadio non dovesse andare in porto c’è il rischio che la società si trovi in difficoltà per la ristrutturazione societaria che ha svolto? E’ stata un po’ avventurosa questa gestione?

Tranquillizziamo i tifosi. L’operazione di 139 milioni per la ristrutturazione della società rappresenta un’operazione ordinaria per la finanza che, applicata al mondo del calcio, può far tremare. Da questo punto di vista il debito è garantito dai flussi di cassa, dai diritti tv dalle sponsorizzazioni minori, quindi un eventuale stop prolungato del progetto stadio non ha incidenza. Ci sono le garanzie come per un mutuo su una casa. Riguardo alla domanda dei tifosi, bisognerebbe intendersi su cosa sia oggi una società di calcio. Oggi deve essere un’azienda, perché altrimenti i risultati della squadra si possono ottenere in qualche stagione, ma se si ha l’obiettivo di rimanere stabilmente ai vertici del calcio italiano ed europeo, bisogna avere una struttura di ricavi che aumenta di anno in anno, che contenga i costi, e che permetta di avere una sostenibilità dei costi nel lungo periodo. Un Moratti che ‘brucia’ un miliardo per sostenere il club non esiste più, probabilmente neanche in Europa. Poi il Fair Play finanziario vieta questo tipo di pratiche. La Roma ha tagliato qualche costo, rinforzando però la rosa. Sabatini è stato bravo, ha ceduto ma senza impoverire e la Roma quest’anno è in pole position per la vittoria del campionato. Ma non si può puntare solo su questo, perché il ds non può garantire altri duecento milioni di plusvalenze nei prossimi quattro anni. Bisogna fare altro e trovare dei ricavi certi come può fare la costruzione dello stadio.

Perché dobbiamo dipendere da standard poor's?

C’è un grosso conflitto d’interesse e mai risolvibile. Tutto il concetto della quotazione in borsa si regge sul fatto che qualcuno con criteri oggettivi possa certificare il valore e lo stato di valore di aziende che cercano finanziamenti sui listini. Gli errori hanno delegittimato questo sistema, che serve però a tutti.

A mio avviso non si fa la pelle nuova di una società con le plusvalenze ma sulla riduzione degli ingaggi e delle spese…

Le plusvalenze sono state usate per fare le peggiori acrobazie contabili. Dobbiamo distinguere: ci sono plusvalenze incomprensibili, ma anche quelle vere. Non è la plusvalenza in sé un elemento di negatività nel bilancio, ma non si può tenere in piedi con queste un bilancio nel lungo periodo. Sono ottime nel momento in cui si valorizza un giovane del vivaio, diventano un problema quando diventano una sorta di panacea e non aiutano il bilancio. Il Barcellona del 2003 ha sì tagliato i costi ma ha scommesso su giocatori come Ronaldinho. Tagliare costi e giocatori è un depotenziamento che non fa bene al bilancio.