Paulo Roberto Falcao
- Nazionalità:Brasile
- Età:70 (16 ottobre 1953)
- Altezza:83 m
- Peso:71kg
- Piede:Destro
- Valore di mercato: mln
PROFILO
FALCAO, LA BIOGRAFIA
Paulo Roberto Falcao, detto il 'Divino'. è un ex calciatore brasiliano. Nato ad Abelardo Luz, comune autonomo del Brasile che fa parte, geograficamente, dello stato di Santa Caterina, il 16 ottobre del 1953, sotto il segno della bilancia. La mamma era di origini italiane, calabrese nello specifico, mentre il padre era portoghese. Paulo, era un centrocampista, anche se la definizione chiusa in un ruolo non calzava a pennello per il brasiliano più fantasista, regista e soprattutto dotato di una tecnica sopraffine e di un'intelligenza tattica rara. Uno dei suoi allenatori, Nils Liedholm, lo ha sempre paragonato ad un direttore d'orchestra a cui lui diceva: "Al massimo scrivo qualche spartito", proprio per la sua capacità di guidare la squadra, in campo, sempre nella giusta direzione. È stato sposato, giovanissimo, con un avvocato, Rosane Damazio da cui ha avuto Pauliho, il primo dei due figli che portano il suo cognome. In Italia, infatti, quando era alla Roma, ebbe un altro figlio riconosciuto solo dopo la sua nascita, Giuseppe. Vinta la causa dalla mamma, il ragazzo ora porta il cognome del calciatore. Secondo il gossip del tempo, Falcao ebbe anche una relazione con la pornostar Moana Pozzi, ma ufficialmente non è mai stata confermata. Attualmente, dal 2003, è sposato con una giornalista brasiliana, Cristina Borges Renzolin con cui vive in Brasile, a Porto Alegre. Il 'Divino' era un calciatore dal portamento elegante, dentro e fuori dal campo, un giocatore duttile, in grado di aiutare la squadra sia in fase di attacco sia in difesa. Molti dei suoi numerosi ex compagni di squadra lo hanno sempre descritto come una persona riservata e silenziosa fuori dal campo. Il comportamento di quello che viene definito 'leader silenzioso', anche se non tutti apprezzavano questo suo modo di fare. C'è anche chi racconta che difficilmente si univa al gruppo, anche nei viaggi della squadra - la Roma in questo caso - Falcao in aereo non sedeva mai vicino ai compagni ma stava sempre defilato, spesso in un posto da solo. Così come gli piaceva mangiare al tavolo completamente solo, quando la squadra era in ritiro. Era un modo per concentrarsi o anche semplicemente un aspetto caratteriale, fatto sta che Falcao difficilmente faceva vita di squadra con i compagni, ma solo fuori dal campo. Aveva legato con qualcuno, mentre altri non condividevano questo suo atteggiamento, considerandolo un po' snob.
LA CARRIERA
La sua prima squadra da professionista è stata l'International dove ha cominciato dalle giovanili. Da professionista è rimasto nel club di Porto Alegre per sei anni, prima di essere notato dai media italiani che hanno cominciato a farlo conoscere alle squadre della serie A e a spingere per farlo approdare nel nostro campionato. In quel momento il nome in voga, tra i brasiliani, era quello di Zico, ma qualcuno sosteneva che il giovane Falcao di cui in pochi parlavano, valesse altrettanto. Così, nel 1980 è stata la Roma di Dino Viola ad assicurarsene il cartellino, tra lo scetticismo della piazza che per qualche tempo aveva sperato di vedere il suo connazionale più famoso, con la maglia giallorossa, approdato invece all'Udinese. Falcao ha lasciato così la squadra di casa dopo ventidue gol e 158 presenze e si è trasferito in Italia, nelle casse del club di provenienza sono entrati circa 500 mila dollari. Ad attenderlo all'aeroporto sono comunque andati migliaia di tifosi della Roma a cui lui non ha voluto fare da subito promesse clamorose mostrando immediatamente il suo lato del carattere schivo e riservato, pacato. I tifosi non sapevano ancora di aver accolto quello che poi, da loro stessi, è stato 'eletto' come l'ottavo re di Roma. L'esordio in una gara ufficiale c'è stato il 14 settembre - dopo l'amichevole di presentazione del 29 agosto contro l'International, sua ex squadra - contro il Como, gara vinta dalla squadra di Nils Liedholm ma l'impatto del brasiliano con il calcio italiano non è stato subito positivo. Partita dopo partita però sono venute fuori tutte le caratteristiche del campione. Piano piano ha cominciato ad ambientarsi e a mostrare la sua capacità nel leggere il gioco, nel guidare la squadra in campo, la sua duttilità ed è stato chiaro che il presidente Viola avesse preso un fuoriclasse. In quella stagione la Roma si è piazzata al secondo posto in classifica, dietro alla Juventus che ha vinto lo scudetto. Ai giallorossi invece è andata la Coppa Italia. Falcao ha chiuso l'anno calcistico giocando complessivamente, 32 partite e segnando 4 gol. Uno in coppa delle Coppe da cui però i giallorossi sono usciti subito dopo il primo turno (dopo aver vinto per 3-0 l'andata, con una rete anche di Falcao, hanno perso 4-0 il ritorno in trasferta contro i tedeschi del CarlZeiss Jena). Dalla sua seconda stagione alla Roma, il brasiliano ha cominciato a capire bene i ritmi del campionato italiano e in 24 partite giocare ha segnato 6 reti, ma non solo. Ha cominciato a prendere le redini della squadra, a dare direttive ai compagni in campo, a guidarli come un vero e proprio allenatore in campo. Falcao e compagni si stavano solo scaldando per quella che poi sarebbe stata la stagione della consacrazione del calciatore e di tutta la squadra. A livello personale ha chiuso l'anno con 30 presenze e sei reti, tutte segnate in campionato. La stagione 1982-83 poi, è stata quella della famosa cavalcata che ha portato la squadra di Liedholm a vincere il secondo scudetto della storia del club. Di quel campionato, tra tutte, si ricorda sicuramente la partita giocata da Falcao contro il Pisa, forse una delle migliori disputate dal brasiliano in maglia giallorossa. Il calciatore ha segnato una delle due reti con cui la Roma ha vinto la partita (per 2-1 in trasferta), ma grazie anche a quella prestazione il fantasista si è meritato il soprannome di 'Divino', oltre ad essere stato definito l'ottavo Re di Roma. Alla fine del campionato, oltre alla vittoria dello scudetto, Falcao ha chiuso con 39 presenze, tra campionato coppa Italia e Coppa Uefa e 10 reti, di cui 7 nel campionato italiano. Nell'anno successivo la squadra, oltre a voler tentare di mantenere un livello alto in campionato, è impegnata nella coppa dei Campioni. È l'83-84 e proprio in quell'anno la sede sorteggiata per la finale della massima competizione europea per club è lo stadio Olimpico di Roma. Un'occasione che i giallorossi non si sono fatti sfuggire. Il 30 maggio del 1984 la squadra capitolina è riuscita a scendere in campo per cercare di portare il trofeo a casa. Le cose però non sono andate come Falcao e compagni avevano sperato. In una finale tesissima con il Liverpool, la Roma ha perso ai calci di rigore e il brasiliano in questo caso è stato considerato uno dei protagonisti in negativo visto che non si è fatto inserire nella lista dei rigoristi, per l'occasione. Ed è stato un gesto che in parte ha incrinato il rapporto con l'ambiente, in molti lo hanno tacciato per uno che si è chiamato fuori e non si è assunto una grande responsabilità. Lui ha sempre rifiutato questa versione e anzi, anni dopo ha anche dichiarato che non sarebbe comunque arrivato a tirare il rigore perché sarebbe stato il quinto e gli errori decisivi dal dischetto erano già stati commessi dai compagni. Il gesto però ha lasciato strascichi importanti, sia nella tifoseria sia nel rapporto con qualche compagno di squadra. Al di là della finale di Coppa dei Campioni, Falcao in quella stagione ha giocato 43 partite e segnato sei reti, di cui una proprio nella competizione europea contro il Cska di Sofia, battuto grazie alla rete del brasiliano. In quello stesso anno la Roma ha vinto la coppa Italia. Quella in sostanza sarà la vera ultima stagione di Falcao in giallorosso, rimasto di fatto fino al 1985 ma a causa di un infortunio al ginocchio non è mai praticamente sceso in campo. La stagione 1984-85 è cominciata e lui era già fermo per il problema fisico. Si è visto in campo contro l’Hellas Verona il 21 ottobre del 1984 per poi saltare la gara successiva con la Juventus e tornare in campo contro la Lazio l’11 novembre. Poi però ha giocato a singhiozzo fino al 16 dicembre, giorno in cui ha giocato la sua ultima partita con la Roma, contro il Napoli, durante la quale ha segnato anche il gol vittoria. E’ finita così l’avventura di Falcao in giallorosso che poi è stato operato al ginocchio ed ha rescisso il contratto con la società per dissidi proprio con il club. Il brasiliano aveva un contratto molto alto, lo stipendio era il più ricco di tutto il campionato, ma non solo per questo. Il problema che aveva al ginocchio non gli permetteva più di giocare ma non aveva accettato di farsi visitare da un medico di fiducia della società. Il presidente Dino Viola si era sentito ‘tradito’ e i rapporti tra lui e il calciatore si sono deteriorati, tanto da arrivare alla rescissione consensuale anticipata del contratto. Dopo i cinque anni in Italia, tutti nella Roma, Falcao è tornato in Brasile e ha giocato al San Paolo ma anche in quell’occasione ha giocato pochissime partite, alla fine dell’anno ha deciso così di smettere con il calcio professionistico.
La Nazionale
Paulo Roberto Falcao ha esordito con la maglia della nazionale maggiore a 22 anni quattro mesi e 11 giorni, sulla panchina c’era Osvaldo Brandao, era il 27 febbraio del 1976. L’esordio assoluto in verdeoro, invece lo ha fatto con la squadra olimpica che ha preso parte ai giochi di Monaco di Baviera quando non aveva compiuto nemmeno 19 anni. Con il commissario tecnico che lo ha portato in maglia verdeoro, il calciatore ha giocato 28 partite e segnato 6 reti. Un cammino meno fortunato invece lo ha vissuto quando sulla panchina c’era Claudio Coutinho che non sembrava riporre grande fiducia in Falcao relegandolo spesso in panchina. Scelta poco condivisa dal campione che non le ha mandate a dire all’allenatore che quindi lo ha escluso dalle convocazioni, nel 1978. l’anno successivo è tornato a far parte della selezione in occasione della Coppa America e poi ancora per i campionati del Mondo di Spagna nel 1982 durante il quale ha giocato 5 partite e segnato tre gol, anche contro l’Italia (nella partita poi persa dalla Selecao per 3 a 2). Il suo secondo campionato del mondo lo ha giocato nel 1986 in Messico, ma ha giocato solo due volte e neanche da titolare. Alla fine, Falcao, ha chiuso la sua carriera con la nazionale con un totale di 28 partite giocare tra Mondiali, qualificazioni e coppa America, 6 le reti segnate.
La carriera da allenatore, dirigente e commentatore
Dopo l’addio al calcio giocato dato nel 1986, Paulo Roberto Falcao è tornato sul campo, ma come allenatore, nel 1990, per guidare la nazionale brasiliana, dopo l’addio di Sebastiao Lazaroni, ma la sua avventura dura poco più di un anno. Arrivato il 17 agosto, si è dimesso il 21 agosto del 1991. Durante la sua permanenza sulla panchina verdeoro, la nazionale ha giocato 18 partite e ne ha vinte solo 6, ma ha raggiunto la finale di Coppa America, persa contro l’Argentina. Nello stesso anno è stato scelto come tecnico di una squadra messicana, l’America, in cui rimane però solo una stagione. Subito dopo l’avventura all’estero, viene chiamato dall’Internacional di Porto Alegre, la squadra in cui è nato e cresciuto. E’ il 29 luglio del 1993, ma anche in questo caso il legame dura pochissimo, tanto che nel febbraio del 1994 è diventato l’allenatore della nazionale giapponese. Questa volta ha resistito 8 mesi e nell’ottobre successivo ha deciso di lasciare. Ha passato diversi anni prima di tornare ad allenare una squadra, prima di scegliere, nel 2011, di tornare sulla panchina del ‘suo’ Internacional. Nel maggio successivo al suo ingaggio, la squadra conquista il Campionato Gaucho battendo il Gremio. Il periodo d’oro dura poco, tanto che a luglio, dopo tre ko consecutivi, viene esonerato. Così come è stato esonerato dal Bahia, che lo aveva scelto per la panchina nel febbraio del 2012; l’avventura è finita nel luglio successivo. E’ durata poco anche l’avventura sulla panchina del Recife, assunto nel settembre del 2015, è stato allontanato nell’aprile del 2016. Tornato ancora una volta all’Inernational, questa volta ci è rimasto solo un mese prima di essere nuovamente esonerato. Falcao ha così deciso di tentare la carriera da dirigente e nel 2023 viene inserito nei quadri del Santos, ma nell’agosto dello stesso anno ha dovuto dimettersi per difendersi dall’accusa di molestie sessuali. L’ex giocatore e allenatore è commentatore di calcio per rete Tv brasiliana Globo e dell’emettente radiofonica Gaucha, oltre ad essere un collaboratore del quotidiano del Rio Grande, Zero Hora.