10Centrocampista
Giuseppe Giannini

Giuseppe Giannini

  • Nazionalità:Italia
  • Età:60 (20 agosto 1964)
  • Altezza:1.77 m
  • Peso:70kg
  • Piede:Destro
  • Valore di mercato: mln

PROFILO

Biografia

Giuseppe Giannini è nato a Roma, il 20 agosto del 1964. Romano e tifoso della Roma, è stato un calciatore, nel ruolo di centrocampista, diventato capitano dei giallorossi – coronando il suo sogno - squadra di cui ha indossato la maglia per 15 anni. Arrivato in prima squadra dal settore giovanile ha esordito in prima squadra giovanissimo e ci è rimasto fino al 1996. Noto anche come Peppe, Giannini è nato nel quartiere capitolino Trieste, ma quando ancora era molto piccolo, la sua famiglia si è trasferita ai castelli, precisamente a Frattocchie, una frazione del comune di Marino dove è rimasto a vivere, nonostante le avventure all’estero e in varie squadre italiane, vissute da allenatore. Con il calcio nel sangue e la Roma nel destino, visto che suo papà era Ermenegildo Giannini, da sempre nel mondo del pallone e che ha diretto per alcuni anni il settore giovanile giallorosso. Fu lui, nel 1989 a strappare Francesco Totti al Milan e a portarlo a Trigoria. Per questo, ma non solo, Totti era molto legato a Giannini.

La carriera

Giuseppe Giannini ha cominciato a giocare e a respirare calcio quando era ancora molto piccolo, anche grazie alla passione trasmessa da papà Gildo. Qualche anno dopo essersi trasferito a Frattocchie, ha cominciato ad avvicinarsi allo sport che sarebbe diventato la sua vita. Ha cominciato sul campo della parrocchia della sua frazione, San Giuseppe, per poi proseguire a Santa Maria delle Mole. Fin dai primi passi fatti su un campo da calcio, è apparsa subito la sua eleganza che poi gli è valsa il soprannome che lo ha accompagnato per tutta la carriera: ‘Il principe’.  Regista di centrocampo giocava a testa alta, una postura accompagnata da movimenti fluidi e naturali, che lo hanno reso subito bello a vedersi. Ogni cosa facesse sembrava naturale, toccava il pallone allo stesso modo con entrambi i piedi. È tutt’ora considerato uno dei migliori registi della sua epoca. Un talento che non è stato corrisposto alle vittorie ottenute sul campo con la squadra in cui ha militato praticamente per tutta la sua carriera, nonché sua squadra del cuore: la Roma. Prima di approdare in giallorosso è stato, all’Almas, poi è arrivato a Trigoria. Anche se era arrivata la tentazione Milan, con Gianni Rivera che ha provato a portarlo in rossonero regalandogli la maglia numero 10. Un gesto che non è bastato a far cambiare idea a Peppe. Così è entrato a far parte delle giovanili della Roma, a soli 17 anni ha cominciato a ‘vedere’ la maglia della prima squadra. L’allenatore era Nils Liedholm (che ha avuto subito una grande stima di Giannini e di cui una volta disse: “Solo Rivera era più svelto di lui ad imparare). Il tecnico, che ha visto da subito delle potenzialità in lui, lo ha mandato in campo per la prima volta 34 minuti, contro il Cesena, il 31 gennaio del 1982; partita persa per 1 a 0. Il tecnico svedese aveva notato le doti del giovane Giannini e ha provato subito a farlo entrare nel giro della prima squadra, ma aveva ancora bisogno di fare esperienza, così, dopo il primo tentativo, il giovanissimo Giuseppe, ha respirato di nuovo l’aria della prima squadra, in campionato, il 1° maggio del 1983, andando in panchina nella gara di campionato con l’Avellino, nell’anno del secondo scudetto della Roma a cui però non ha potuto prendere parte come avrebbe sperato. In Coppa Italia invece è sceso in campo, sempre con l’Avellino nel suo destino. Ha giocato un minuto nella gara di andata degli ottavi, un tempo nella partita del ritorno rispettivamente il 31 marzo e il 14 aprile dello stesso anno. Sulla panchina c’era ancora Liedholm, anche se a farlo passare definitivamente in prima squadra è stato Sven Goran Eriksson – nella stagione successiva all’addio del capitano Agostino Di Bartolomei - arrivato l’anno dopo alla guida della Roma, nella stagione 1984-85 in cui ha giocato 26 partite in serie A. In quella sua prima stagione da titolare ha segnato 4 gol, tra cui quello con la Juventus dopo una corsa di 50 metri. Oltre alle 6 gare disputate in Coppa delle Coppe e altrettante in Coppa Italia (con 1 gol). La stagione successiva, oltre alla consacrazione, è stata quella della rincorsa al possibile terzo scudetto della storia della Roma, perso poi nella gara casalinga con il Lecce, terminata 3 a 2 per i pugliesi, era il 20 aprile del 1986. In quella stagione Giannini ha giocato 35 partite (22 in serie A e 13 in Coppa Italia), e segnato 5 gol; ed ha giocato per 53 minuti la penultima di campionato, costata la corsa al titolo ai capitolini. E proprio alla vigilia di quella stagione la Juventus aveva cercato di portarlo in bianconero, presentandosi a lui con un assegno in bianco, ma senza successo. Giuseppe Giannini era ormai considerato il fulcro della squadra e gli era stata affidata la fascia da capitano. Nella stagione successiva, giocando in una posizione leggermente più avanzata, ha segnato 11 reti. Nel corso della sua carriera alla Roma ha vinto la coppa Italia nel 1991 battendo gli appena laureati campioni d’Italia della Sampdoria, quella di Vialli e Mancini. Sempre in coppa Italia, due anni dopo, è stato protagonista ancora di una finale contro il Torino. La Roma, nel doppio incontro, ha perso 3 a 0 l’andata in casa dei granata. Il ritorno all’Olimpico è stato spettacolare. Una partita giocata con il cuore da tutta la Roma Giannini in testa. I giallorossi dovevano recuperare lo svantaggio per vincere la coppa e ci sono quasi riusciti vincendo il ritorno per 5-2, con tre gol del capitano. Tre reti segnate su rigore, ogni volta che è stato chiamato, non ha fallito, anche se la coppa alla fine è andata nelle mani del Torino. Peppe è sempre stato un punto fermo per la squadra mentre ha sempre un po’ diviso la tifoseria. E anche con il presidente Sensi i negli ultimi anni della sua permanenza alla Roma qualcosa è cambiato, anche se a dirla tutta, tra i due non c’è stato mai vero amore. E tutto è precipitato quando, in occasione di un derby, Giannini ha sbagliato un rigore e il numero uno giallorosso gli ha mandato delle frecciate dirette e chiare. Senza usare mezzi termini, il presidente ha accusato il suo capitano: “Chi sbaglia un rigore al derby non è degno di questa maglia”. È stato l’inizio della fine del rapporto. La risposta di Giannini non si è fatta attendere e da quel momento è cominciata una vera competizione tra i due. Era lo stesso periodo della partita con lo Slavia Praga, una partita di coppa che la Roma doveva recuperare dopo il 2-0 subito in trasferta e ci era quasi riuscita grazie anche ad una grandissima prestazione di Giannini, vincendo 3-0 fino a quando lo Slavia ha annullato tutto segnando il gol che ha condannato la Roma di Mazzone. E proprio alla fine di quella partita che il capitano ha cominciato a pensare di andare via, di dare l’addio alla sua squadra del cuore, perché qualcosa si era interrotto, anche con l’ambiente. Era il 1996 e il suo contratto era in scadenza, un contratto che il presidente Sensi ha deciso di non rinnovare, di fatto facendo andare via Giuseppe Giannini che i tifosi hanno poi salutato con uno striscione polemico proprio contro la società, apparso in curva durante la partita e su cui era scritto: “Ci avete ammainato anche l’ultima bandiera…Grazie!”. Giannini ha lasciato la Roma dopo 18 anni, 437 partite e 76 gol. L’ultima in giallorosso del Principe è stata con la Fiorentina in trasferta, vinta per 4-1 proprio dalla squadra di Giannini. La Roma si è qualificata al quinto posto e il numero 10 ha salutato la capitale. Per non indossare una maglia diversa da quella della sua squadra del cuore, ha scelto di andare in Austria, allo Sturm Graz (dove si è presentato con la sciarpa della Roma nel giorno in cui è stato fatto conoscere ai suoi nuovi tifosi). E proprio nella stessa estate del suo trasferimento, la Roma aveva in programma di svolgere il ritiro precampionato a Kapfenberg, in Stiria e per i tifosi giallorossi è stata l’occasione di andare a salutare il loro ex capitano, assistendo ad una partita degli austriaci. Con loro, Giannini ha giocato 16 partite e segnato 2 gol, rimanendo per una stagione. Poi, nell’estate del 1997, è tornato in Italia. Mazzone era andato ad allenare il Napoli e ha voluto con se il suo pupillo, ma l’avventura dell’ex capitano della Roma è durata solo pochi mesi, giusto il tempo di segnare il 3-0 contro la Lazio nella sua unica presenza con la maglia azzurra in coppa Italia. Nuovo trasferimento, e dal gennaio del 1998 ha indossato la maglia del Lecce, fino a giugno del 1999, collezionando 50 presenze, tra serie A e B e segnando 4 reti, aiutando la squadra pugliese a riconquistare la serie A. Il 17 maggio del 2000 ha salutato i suoi tifosi organizzando una festa allo stadio Olimpico, partita tra vecchie glorie e suoi ex compagni, Totti compreso. Una festa amara, per la conclusione avuta, rovinata da una parte dei tifosi presenti. La Lazio aveva vinto lo scudetto tre giorni prima e la parte romanista della città, era in tumulto, in contestazione con la società e la famiglia Sensi, proprietaria del club in quegli anni. Anche durante la festa, che doveva essere dedicata a Giannini, ci sono stati dei cori di dissenso. Poi, quando sarebbe dovuto cominciare il secondo tempo della partita d’addio, centinaia di persone hanno invaso il campo e letteralmente divelto le porte, le panchine e rovinato il prato portandosi via parti delle reti e del manto erboso, nonostante gli appelli lanciati da Giannini ormai in lacrime e dai suoi compagni, mentre viene sostenuto e accompagnato da Totti e Bruno Conti. In Curva Sud è poi apparsa la scritta “Scusa”.

La carriera da allenatore e dirigente

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Giuseppe Giannini, ha cominciato la sua carriera da allenatore, partendo dalle giovanili dell’Atletico 2000, una squadra romana di cui lui stesso è stato proprietario fino al 2004. Dopo l’esperienza nel calcio minore, è stato chiamato dal Foggia, in serie C ma dopo pochi mesi la società lo ha esonerato. Nel 2005 si è seduto sulla panchina della Sanbenedettese ma ci rimane solo per 6 partite, poi viene esonerato. Come allenatore ha vissuto anche una breve avventura nel campionato romeno dove è rimasto per 10 giornate, per poi tornare in C1, nel 2007 chiamato a sostituire l’allenatore della Massese. Esonerato dopo qualche mese è stato richiamato per poi essere di nuovo allontanato. Poi, con Giovanni Cervone come collaboratore, ha allenato in Lega Pro per guidare il Gallipoli che arriva fino alla serie B. La società non naviga in buone acque, ma poi è passata nelle mani di Daniele D’Odorico, con cui Giannini non ha avuto mai un rapporto sereno. Così nel febbraio del 2010 ha deciso di andare via, per poi tornare sui suoi passi, ma solo per poco più di un mese ancora. Il 22 febbraio ha rassegnato le sue dimissioni per problemi economici della società. Dopo l’esperienza in Salento è stato al Verona, Grosseto e tecnico della nazionale del Libano. Poi ha allenato in serie D, alla guida del Racing Roma e in Serie C con il Fondi. Nel 2017 è diventato responsabile del settore giovanile del Latina, un anno dopo di quello della Lupa Frascati. Dal 2023 è responsabile del vivaio del Monterosi Tuscia.

La nazionale

Giuseppe Giannini ha esordito in nazionale il 6 dicembre del 1986 – a poco più di 22 anni - sulla panchina azzurra c’era Azelio Vicini. Lo stesso C.T. che lo aveva portato nell’Under 21 il 31 ottobre del 1984. Con la selezione giovanile ha giocato e vinto un Europeo, nel 1986, vinto poi dalla Spagna, arrivati in finale proprio con l’Italia. E nella gara di andata Giannini ha segnato un del 2 gol con cui la squadra di Vicini ha battuto gli iberici per 2-1. Stesso risultato, per gli spagnoli, al ritorno, il titolo è stato assegnato ai rigori. Uno degli errori dal dischetto è stato proprio di Gianini (insieme con Desideri e Baroni). Nella nazionale maggiore, il Principe, ha giocato 47 partite e segnato 6 gol. Ha indossato l’azzurro nelle qualificazioni agli europei del 1988 (segnando contro il Portogallo) durante il mondiale del 1990 (autore del gol vittoria contro l’USA), disputato in Italia e agli Europei proprio del 1988 giocati in Germania. L’Italia si è fermata alla semifinale, battuta dall’Argentina a Napoli. Giannini ha giocato in azzurro fino al 1991, giocando delle partite per la qualificazione agli europei del 1992. La sua carriera con la maglia azzurra è legata tutta ad Azelio Vicini. L’ultima partita del 10 giallorosso, con la maglia della nazionale, è del 12 ottobre del 1991, contro l’Urss, giocata a Mosca. E’ stata anche l’ultima partita da commissario tecnico della nazionale di Azelio Vicini.

Palmares

Giannini ha vinto tre volte la coppa Italia, con la Roma, nel 1983/84, l’edizione del 1985/86 e quella del 1990/91. Nella sua avventura austriaca è riuscito a mettere un trofeo nella sua bacheca, vincendo la coppa d’Austria, nel 1996/97.

Redazione