Stranezze. L’uomo del destino contro il Bayer Leverkusen il giorno del provino con la Roma era al mare, come un bambino di undici anni che crede come il tempo sia una variabile infinita, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Edoardo Bove pochi giorni prima aveva disputato una partita a Trigoria immaginando che fosse una delle mille che a quella età si fanno senza troppo pensarci. "Mio padre Giovanni, sempre presente, neppure era venuto – ha raccontato – c’erano solo mia madre Tanya e la nonna". Tutti pensavano che il momento della verità fosse un altro, ma volete mettere col fascino di Ostia d’estate? Così niente Trigoria. Appuntamento a qualche settimana dopo in un centro estivo per una nuova trafila, ma quando Bruno Conti lo vide, gli disse: "Tu che ci fai qui? Ti abbiamo già preso, fra un mese cominci la stagione". Il meraviglioso mondo del baby giallorosso, che martedì compirà 21 anni, ha queste radici, che affondano nella Roma quartiere Appio Claudio e, calcisticamente, nella Boreale del presidente Leandro Leonardi al Don Orione, che tuttora Edoardo segue con passione immutata.
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L’ora di Bove: dal tennis al sogno europeo
Il futuro di Bove poteva essere anche un altro, il tennis. Non a caso ieri era agli Internazionali per godersi lo spettacolo. "Il mio mito era Federer, ma io ero un classico pallettaro. Correvo dovunque, rimandavo la palla di là e gli altri sbagliavano". La voglia di correre gli è rimasta intatta, tanto è vero che Mourinho una volta lo ha definito "un cane malato". Un “cane” acculturato, però, visto che – dopo il liceo “Giovanni Paolo II (diplomato con 100) – adesso studia Economia e Management alla Luiss, avendo già sostenuto sei esami. Messo agli atti che è fidanzato con Martina, la vera laurea però gliela sta dando la Roma. Il suo sogno, infatti, «è quello di portarla in Champions», anche se sa bene come «il Bayer Leverkusen è ancora da eliminare». Grazie a Bove, però, il match point è della Roma. Basta non sciuparlo.
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